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giovedì 2 agosto 2018

Parliamo di Culture Shock

Quand'ero giovane e andavo all'estero mi stupivano le stranezze degli altri Paesi paragonandoli all' Italia. "Guarda, in Francia usano il bidet per lavarsi i denti!" "Oh, in America mettono il ketchup e l'ananas sulla pizza", e così via.

Che tenera che ero. 

Dopo aver vissuto in più posti diversi ho iniziato a provare un culture shock non più rispetto hall'Italia,  ma rispetto all'ultimo posto in cui avevo vissuto. 

E' stato piuttosto forte quando sono passata dal Colorado in Germania.
In Colorado, infatti, la gente sviluppa il gene dell'entusiasmo e della simpatia. Una volta sono entrata in un negozio, e appena varcata la soglia la commessa mi è venuta incontro squittendo come un topo impazzito: "Oh my God! It's so wonderful!"
Io mi sono girata cercando di trovare la causa di tanta meraviglia. Era forse comparso un doppio arcobaleno nel cielo? Un unicorno che produce zucchero filato? Un incrocio tra un coniglietto rosa e uno scoiattolino flaffoso con in braccio un gelato al cioccolato?
Invece mi sono resa conto che la commessa si riferiva ai miei capelli.
"They're so beautiful! So shiny!" ha preso ad elogiare ad alta voce.
Bisogna capire che in Colorado sono tutti biondi come dei covoni di paglia al sole e i miei lunghi capelli neri facevano molto esotico, ma questa commessa ha espresso la stessa contentezza che ci si aspetterebbe da qualcuno che ha appena fatto sesso con Johnny Depp da giovane.

Eppure in Colorado non è così strano. La gente si entusiasma con molto poco. 
Stai cercando lavoro? "Ma ceeeerto che lo troverai, sei così intelligente e simpatica e brillante!"
Hai comprato un paio di scarpe nuove? "E' incredibile, non ho mai visto un paio di scarpe così belle nella mia vita!"
Viene a trovarti tuo zio? "Oh ma è così eccitante! Devi essere al settimo cielo!"

Nonostante tutto questo venisse spesso pronunciato con voce stridula un paio di toni più alta del normale, io sguazzavo nelle iperbole e lasciavo che la mia autostima ne godesse.



Poi, sono arrivata in Germania. 

I Tedeschi hanno delle emozioni ma le nascondono benissimo. A partire dalla loro lingua: il tedesco infatti manca quasi totalmente di prosodia e molti teutonici mantengono la stessa mancanza di verve anche quando parlano in inglese.

Inoltre, la maggior parte dei Tedeschi ha una faccia come tutti gli altri ma spesso non la muove, non so se sia per non farsi venire le rughe o perchè amano l'effetto botox

Una volta, per esempio, un collega mi ha detto che non avrebbe partecipato ad un progetto con me perché sua moglie era incinta e lui andava in congedo parentale.
Io ho tirato fuori la mia Coloradiana interiore e ho detto "Wow, che bella notizia!"
Ma poi mi sono fermata. Perché dal tono che aveva usato non riuscivo sinceramente a capire se volesse trasmettere tristezza per il progetto mancato o felicità perché diventava padre.
(questa mia incertezza era forse parzialmente motivata dal fatto che io ho passato i trenta ma una parte del mio cervello e dei miei amici è rimasta ai diciassette anni e fatico a credere che una gravidanza sia una cosa bella)

Allo stesso modo, dopo qualche mese questo collega ha annunciato che avrebbe avuto due gemelli. E pure li non ho capito se la cosa lo rendesse contentissimo o disperato.
(altri poi mi hanno confermato che era più sul disperato)


Un'altra volta, ad un barbecue, una vespa si è avvicinata ad una collega. Lei ha annunciato di avere una vera e propria fobia delle vespe e di essere terrorizzata. Però l'ha detto solo a parole. Io quando una vespa mi arriva in faccia prendo a correre, urlare, rotolarmi per terra, cercare un lanciafiamme. Lei invece è rimasta ferma con una mano sulla bocca mormorando "Oh che paura" con voce appena tremante. Più o meno io quando guardo Peppa Pig e temo che George scivoli nel fango. Così io l'ho lasciata stare invece di aiutarla e scacciare la vespa perché non avevo compreso fino a che punto fosse un problema. 

Chiaramente questa difficoltà è moltiplicata quando si parla di umorismo. La maggior parte delle battute dei Tedeschi (si, so che molti non ci credono, ma anche i Tedeschi scherzano, e tanto) io non le capisco.
Un giorno il mio capo è arrivato dicendo "Abbiamo assunto un altro Italiano. Ne abbiamo troppi, non ne voglio più prendere nessuno"
Era una battuta, ma era detta molto seria così che io ho considerato di offendermi, rimanerci male, rinfacciargli il nazismo, prima di rendermi conto che andava interpretata come se fosse stata pronunciata con tono scherzoso. 

La mancanza di entusiasmo apparente dei Tedeschi all'inizio mi ha causato un po' di problemi di autostima. In Colorado, quando presentavo il mio lavoro, tutti mi dicevano con gridolini acutissimo "come sei brava! Che bello! Interessante!" finché io non mi convincevo di essere la prossima candidata per il Nobel in Tuttologia. In Germania invece le stesse identiche cose sono accolte in modo tiepidissimo. Per di più, in università la gente tende a essere tantissimo cagacazzo molto puntigliosa, e più che lodare il mio lavoro i colleghi trovano appigli per distruggerlo.
Per i primi sei mesi in Germania ero sinceramente convinta che io e tutto il popolo americano fossimo idioti, e i Tedeschi una stirpe baciata dall'intelligenza. Poi ho capito che un laconico "good" pronunciato senza sorridere voleva dire che il mio lavoro era pronto per essere scolpito su una stele dorata ed esposto ad Alexanderplatz. 

Certamente, i Tedeschi sono in grado di leggere le emozioni gli uni degli altri, ma io faccio una gran fatica. In Colorado tutti erano felici e sorridenti, quindi era molto facile rapportarsi con il resto del mondo. Trasferirmi in Germania mi fa sentire quotidianamente una sorta di Sheldon Cooper delle scienze sociali. 



Il mio culture shock, però, se ne va momentaneamente in vacanza per un po': me ne torno per un mesetto negli Stati Uniti, iniziando proprio dal Colorado.
Non vedo l'ora di fare il pieno di autostima. 

(Nel post ho messo delle foto prese da vari film: chi li riconosce tutti vince un cenno di approvazione della testa, il modo tedesco di esprimere estrema contentezza e gratitudine )