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venerdì 4 maggio 2018

Rifugiati e Cesaroni


Dopo molti tentennamenti mi decido ad andare dal dentista. Fosse per me, non ci andrei mai, ma ne ho trovato uno che parla Inglese, un tedesco alto e biondo con l’accento di Ken che fa i crauti, che mi fa i complimenti per come mi lavo bene i denti.


Poi però mi dice anche che ho cinque carie e che vuole togliermi tutti i denti del giudizio.

Prendo a lamentarmi con l’assistente di poltrona, appena CruccoKen se ne va a prendere non so quale lastra. “Ecco, lo sapevo che mi diceva qualcosa di brutto” attacco io, approfittando del fatto che anche la poverina parla inglese. “E’ che io ho i denti sfigati, mi si cariano con niente, ma i denti del giudizio! Me li volevo tenere… ma si può avere tanta sfiga?”
Da piccola quando perdevo un dente da latte mi sdraiavo sul divano dicendo “Non potrò mai sopravvivere a questo terribile dolore!” e infatti mi chiamavano Eleonora Duse.

L'assistente di poltrona sorride e prova a consolarmi. E’ proprio solare. Ha la pelle olivastra e gli occhi verdi, sembra quasi italiana.

Le chiedo da dove viene.
“Siria” risponde lei senza smettere di sorridere.

Quella mattina avevo giusto ascoltato Deutsche Welle e parlavano delle armi chimiche nel Guta, ed ero quasi sicura di aver capito bene, nonostante il mio tedesco. 
Improvvisamente mi sono resa conto che si’, esistono sfighe peggiori che togliere i denti del giudizio.

Ma non mi scoraggio. La ragazza parla benissimo tedesco, sarà arrivata qui a due anni quando in Siria tutto andava benissimo e probabilmente tutto ciò che sa della Siria è il kebabbaro all’angolo dove si fa la pausa pranzo.
Le chiedo da quanto tempo è in Germania

“Quattro anni” dice lei con il suo volto sereno. “Mi piace, ma l’Italia è più bella. Sono stata in Sicilia, e mi piacerebbe di più vivere in Italia, ma prima devo fare i miei studi per diventare dentista qui”

E niente, l’idea delle carie e dei denti da togliere non è più sembrato il PEGGIO DI TUTTI I MALI.

Perché certe volte noi (o almeno, tanta gente che conosco) si immagina i Siriani come gente aliena, che vive nei campi profughi, che sta nei tendoni e cavalca i cammelli e schiavizza le mogli e  che si fa esplodere nelle frontiere.

Invece sono persone come l’assistente del mio dentista, che mi consola per le mie carie il giorno che il suo Paese subisce un attacco con armi chimiche.

Sono persone come l’informatico nel mio ufficio, che un giorno, mentre aspettava che si installassero gli aggiornamenti sul mio computer, mi ha chiesto se a Pasqua tornassi a casa.
“Si” ho detto io “Vado in Italia, visito la mia famiglia. E t…………..”
E poi mi sono fermata e non ho più detto nulla mentre attorno a noi volavano le balle di fieno


Sono persone come Selma, una delle protagoniste del corso online Deutsche Welle che sto facendo.
Il corso in questione non solo è gratis e fatto benissimo, ma invece di fare quei dialoghi scemi dei libri di Inglese come John Johnson che viene da Londra, parla di problemi VERI. invece di personaggi piatti e stereotipati (Mario dall'Italia che mangia gli spaghetti, Jean-Jaques dalla Francia che fa i croissant), usa personaggi verosimili.

Per esempio, parla di Selma che è una rifugiata Siriana, e il padre è medico ma deve lavorare in un fast food. Selma è presentata come una ragazza intelligente, che vuole studiare, trovarsi un lavoro, e sa il Tedesco molto meglio di me (un po’ come l’assistente del mio dentista, poi. Perché se sei italiana puoi permetterti il lusso di non sapere il tedesco, se sei Siriana no). Selma non è velata, ma sua madre si, e apprezzo anche che abbiano messo un personaggio apertamente musulmano.


I genitori di Selma sono severi con lei, ma sono descritte come brave persone. Il vero nemico, la persona più ignobile di tutto il corso di lingua è Pepe, il fratello del fidanzato Spagnolo Nico, una sorta di Enrique Iglesias con la leccata di mucca e il pelo a vista che è attaccato ai soldi, bugiardo e maschilista
(Perché si, Deutsche Welle spiega anche che gli stereotipi di genere sono sbagliati e parla di temi come l’aborto. Un bagno di realtà che non avevo da quando facevo Cinese e tutti i dialoghi del libro parlavano di operai comunisti).

Per farmi smettere di lamentarmi, il dentista mi ha fatto fare una pulizia dei denti. Sono arrivate due altri assistenti, una con un velo bianco in testa e una con un brillantino in un dente. Mentre mi spalmavano della pappa rosina sulle gengive hanno preso a parlare tra di loro in turco, e la cosa mi ha reso molto felice. Così avevo una scusa perfetta per non dover interagire e trovarmi in quelle tipiche situazioni dentistiche imbarazzanti a gorgogliare “vngr dl tllia” con la saliva che cola dal mento e il sangue che schizza sui vestiti.

E anche qui, molti si immaginano i Turchi come gente che gira con le scimitarre stile cattivi di Aladin, che ruba e molesta, che si fa esplodere nei parchi pubblici, che accoppa i ratti da mettere nel kebab.

Invece sono persone come le assistenti del mio dentista (anche se, a essere sincera sincera, sulla cosa dei ratti nel kebab non ci metterei la mano sul fuoco).

Sono persone come i personaggi di un altro programma che guardo per imparare il Tedesco, ovvero Turkish für Anfänger su Netflix.


Dal momento che il mio Tedesco mi permette appena di prenotarmi le visite dal dentista, si tratta di una commedia abbastanza semplice. Praticamente è la stessa trama dei Cesaroni (che, da Wikipedia scopriamo, è stato trasmesso in tantissimi Paesi e ha vinto premi in Spagna, esportiamo proprio solo il meglio).

Ci sono infatti due genitori single che si mettono assieme e decidono di trasferirsi tutti in una grande casa, con i figli adolescenti. Tra le due famiglie ci sono molte differenze ma chiaramente e in modo molto prevedibile [spoiler alert, smettete di leggere se bruciate dalla voglia di vedere questa serie] la figlia di lei si mette assieme al figlio di lui.

La differenza con i Cesaroni è (come i più arguti avranno intuito dal titolo) una delle due famiglie è turca. La trama della serie non è particolarmente articolata –anche se regala momenti meravigliosi, come un personaggio che va in coma dopo essere stato investito da una BICICLETTA e un altro che è ferito gravemente perché cade in un TOMBINO, e qui tutti quelli che dicono che i tedeschi non hanno senso dell’umorismo ZITTI.

La serie all’inizio gioca abbastanza sugli stereotipi. Il padre turco è pieno di peli e si deve fare la ceretta. La madre tedesca è una pessima casalinga ed è molto liberale, tanto che la figlia Lena (e qui arriva proprio la quintessenza della tedeschitudine) le chiede per favore di darle delle REGOLE (non ho ancora visto l’ultima stagione, ma sono quasi sicura che Lena alla fine delle serie diventi un’amministrativa nella mia università).

La ragazza turca, Yagmur, porta il velo e si sveglia di notte per pregare. Il suo essere ossessionata con la religione è presentato come un elemento comico, con puntate (piuttosto prevedibili) in cui la matrigna tedesca le fa mangiare per sbaglio polpette di maiale durante il Ramadan e lei va in crisi. Ciò che apprezzo non è tanto il fatto che sia un personaggio complesso (nessuno dei Cesaronien lo è davvero), quanto il fatto che le venga data autonomia delle sue scelte. Lei è molto religiosa perché è un modo per sentirsi più vicina alla madre defunta, ma il padre e il fratello (che non sono religiosi, bevono birra e non osservano il Ramadan) non la obbligano a fare nulla. Non è una donna musulmana oppressa, ma è pienamente responsabile di tutte le due decisioni.

Ad un certo punto della serie le differenze tra Cesaronien Turchi e Cesaronien Tedeschi si appiattiscono e, come i conoscitori di format di soap operas possono immaginare, prendono a volersi tutti bene. Il ragazzo turco, Cem, è maschilista e macho, ma questo è dovuto più al suo essere un coatto ignorante (che, grazie a questa serie ho scoperto dirsi “Prolet”) che ad essere Turco. Il suo migliore amico, Kosta, che è coatto come lui e in più balbetta, non è infatti Turco ma Greco. La ragazza che gli piace, Ching, è di origine asiatica ma la cosa viene trattata in modo assolutamente normale nella Berlino multiculturale.

Quindi, in conclusione, vorrei dare una stellina di merito a questa Germania che fa i corsi di lingua e le serie tv che promuovono la diversità e vanno contro gli stereotipi. Ora, non so se magari tutti gli altri programmi tedeschi che non guardo inneggino ai baffetti sottili, o se tutti i corsi di lingua che non faccio mostrino energumeni ariani che picchiano le foche, ma questi due esempi di cui parlo qui mi hanno positivamente colpita. Voglio dire, negli Stati Uniti la gente rimane basita a vedere in prima serata una famiglia multietnica. In Italia non mi sembra proprio di aver mai visto un telefilm in cui una madre Italiana si sposa con l’Albanese Bujar Cesaria che va in moschea tutti i venerdì (e se voi ne avete visti ditemi pure che sono curiosa).

Vado più volentieri dal dentista? No, assolutamente. Ora non posso neanche più lamentarmi in pace dei denti del giudizio perché ho letteralmente davanti agli occhi l’incarnazione del “pensa ai bambini in Africa Medio Oriente che soffrono”. Però sono felice di vivere in un posto dove posso incontrare persone diverse che mi insegnano cose nuove.

Tipo che devo stare molto attenta alle biciclette, o potrei finire in coma.






10 commenti:

  1. Ahahah lo sapevo che per imparare il tedesco saresti atterrata su "Kebab for breakfast" (il titolo un po' ignorante che hanno dato alla serie in Italia)! Io l'ho vista millemila anni fa su MTV (!), ma ricordo le risate per le assurdità. La seconda stagione è da mettersi le mani nei capelli, ma le cose peggiorano nell'ultima...

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    1. Kebab for Breakfast? Non sapevo si chiamasse così in italia, bellissimo!

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  2. Oddio, Kebab for breakfast!!!
    Scherzi a parte, è meraviglioso vivere in un melting pot culturale! anche qui è così.

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  3. Mi pare di capire che questa serie c'è anche in Italia, adoravo i Cesaroni quando ero ragazzina, quindi voglio vedere anche questa :D

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    1. Si, allora devi! Ammetto che forse e' piu' per gli adolescenti (infatti e' per quello che subito mi sono venuti in mente i Cesaroni, che guardavo anche io da ragazzina!)

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    1. No, ma tanto con Borghezio non è che io ci parli molto...

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  5. Sempre molto interessante e divertente!

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