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venerdì 5 gennaio 2018

Cards Against 2018

Tra Natale e Capodanno ho visto tutti i vostri post di Facebook con i buoni propositi sul 2018. Con le foto della gente a cui volete bene e a cui augurate ogni bene, con le prodezze compiute dai vostri figli nel 2017 e tutte le cose che vi hanno reso felice.

Io sono al massimo arrivata a pensare che nel corso del 2018 devo buttare il pattume dalla stanza dove lo accumulo e che mi ostino nonostante tutto a chiamare studio-slash-guestroom

Ho letto tutti i vostri blog expat in cui vi dicevate cosi' felici di tornare in Italia, e in cui parlavate delle gioie del festeggiare in famiglia, di passare del tempo con i vostri figli per le strade di Roma e Milano, del mangiare il cibo buono.

Io sono qui che conto i giorni che mi mancano per tornare in Germania e passare le serate a fare quello che mi piace, io e compagno imbruttiti sul divano davanti a Netflix a mangiare patate.

Non fraintendetemi, l'Italia è un posto bello. Purtroppo però io vengo da un paesino che è una succursale di Mordor e ha 5000 abitanti, di cui 4998 sono gatti attaccati ai maroni. I due che si salvano sono i miei genitori, che sono però pensionati moderni e tanto mi vengono a trovare, quindi li vedo già pure senza tornare e anzi è più divertente girare con loro il mondo in posti belli davvero piuttosto che stare nel paesino orrendo a vedere i fascisti che passeggiano nello smog.

I miei genitori però, al contrario di me, sono popolarissimi e conoscono tutti i 4998 gatti attaccati ai maroni più molti altri rifiuti umani dei paesini vicini. Così che io ogni volta che torno a casa mi ritrovo circondata da gente sconosciuta o semitale, i cui volti ho rimosso per far posto agli aggettivi in tedesco, che vogliono venirmi a trovare, uscire con me, e -ORRORE!- parlare con me.

E no, purtroppo non mi interessa dei loro figli e dell'abilità superiore che hanno nel mettersi le dita nel naso. Delle loro case da ristrutturare e del color celeste topo con cui vogliono dipingere i muri. Delle bomboniere che hanno scelto per il matrimonio a cui non andrò. Dei suoceri con cui litigano e dei cani che devono portare fuori. Come, spero ardentemente, a loro frega zero delle mie noiosissime ricerche e della mia vita grigissima a Mordor.



C'è stata una persona queste vacanze che mi ha chiesto della mia celiachia. Mentre dipingevo con frasi di circostanza la situazione dei miei villi intestinali e la frequenza con cui vado in bagno, mi sono chiesta se il fastidio e lo stress che stavo provando io a parlare dell'argomento fosse lo stesso che il mio interlocutore provava nell'ascoltarlo. 

Insomma, io dico che me ne sono andata dall'Italia per via della crisi economica, ma la verità è che ero stanca di incontrare per strada gente che conoscevo. La bellezza di stare tra sconosciuti è quella speranza di poter ancora conoscere gente interessante. 

(E qui digressione: non vi critico per le storie private che mettete sui social. Fate bene, Facebook è fatto proprio per questo. E non dovete risponderne a me, ma solo ai vostri figli che a quindici anni si vergogneranno come dei ladri nello scoprire che voi mettevate come foto del vostro profilo il loro sedere o loro vestiti da elfo sfigato e per vendetta condivideranno su YouTube video in cui pippano coca sul vostro letto. Sono io piuttosto che dovrei essere più selettiva con ciò che seguo e limitarmi a Spinoza). 

E così conto i giorni che mi mancano a tornare in Germania, perchè nel grigio di Mordor c'è un pregio infinito: la gente si fa i cazzi propri. Non so neanche chi siano i miei vicini. Tutti sulla metro sono zitti in un meraviglioso silenzio. Nei negozi si limitano tutti a grazie e buongiorno (e se provassero a fare di più tanto capirei zero). Ho un ufficio da sola. I miei colleghi sono tutti adorabili, ma riservati. Uno ha cinque figli ma non ho idea di come si chiamino, di quanti anni abbiano e se siano maschi o femmine, e non mi ha MAI mostrato una loro foto, nè parlato della loro cacca. Il mio capo e i miei colleghi per più di tre mesi sono vissuti nel dubbio che io fossi sposata, o divorziata, o forse nessuna delle due, e non c'è stato neanche uno che è venuto a farmi domande finchè io di mia sponte non ne ho parlato. Non c'è nulla da fare, io ADORO i Tedeschi. 

Così, alla luce di queste riflessioni, ho dovuto guardarmi allo specchio ed essere brutalmente sincera con me stessa: sono una persona orribile.

Ed è per questo che ho accolto il 2018 nel modo migliore possibile. Mi sono vista con gli amici con cui mi trovo ogni anno, che sono quelli che mi capiscono al volo e con cui non c'è bisogno di nessuna frase di circostanza. E abbiamo passato la serata a giocare a Cards Against Humanity, che è per l'appunto un gioco per persone orribili. 

In questo gioco semplicissimo una persona, a turno, pesca una carta nera. I partecipanti devono completarla con una frase che sia il più possibile cattiva e il più politicamente scorretto vince. 


Controindicato per: persone puritane; persone senza autoironia; persone che non sanno l'Inglese; persone che non comprendono la differenza tra fare ironia su qualcosa e pensarlo davvero; la maggior parte delle persone; persone che non vogliono imparare cosa voglia dire "smegma"; io, quando il mio compagno tira fuori una carta misogina e decido di lasciarlo per mettermi con il suo peggior nemico. 


Però Cards Against Humanity fa anche delle cose bellissime, oltre a rallegrare il mio Capodanno. Il progetto Cards Against Humanity Saves America raccoglie soldi per reazione al fatto che il Presidente degli Stati Uniti sia un gabinetto. La cosa più bella che hanno fatto, a mio parere, è stato comprare un pezzo di terreno sul confine Messicano per impedire di costruire il famoso muro.
Che, al momento, credo sia la mossa geniale che tutti avevamo bisogno, dopo un 2017 francamente un po' duro.

Per cui, in questo 2018, ho deciso che i miei buoni propositi prenderanno spunto da Cards Against Humanity. Smetterò di cercare di essere meno orribile. Mi rassegnerò al fatto che non c'è modo per me di migliorare e smetterò di fingere di interessarmi di cose di cui mi fregacazzi, cosa che comunque faccio in modo fallimentare. Invece di combattere il mio essere socially awkward, andrò con il pensiero, mentre mi parla la gente non gradita, allo Sticazzi di Zerocalcare, e inizierò a concentrarmi su quello che mi interessa davvero. 


Ma, al contempo, penserò ai metaforici pezzi di muro che potrei comprare per migliorare questo mondo. Non voglio essere più gentile o voler più bene alla gente, voglio dire in faccia ai gabinetti che popolano questo mondo quello che penso. Non voglio essere politicamente corretta, voglio incazzarmi di brutto con i misogini, i razzisti, gli omofobi. Non voglio scrivere su Facebook "per un Natale di pace e amore", voglio uscire di casa e comprare tutte le lanternine e le rose dei venditori ambulanti per farla al sindaco che le ha proibite


Non ho ancora un piano preciso per i miei propositi, ma si accettano suggerimenti. Buon 2018, miei orribili lettori.  






6 commenti:

  1. Vivendo a Roma anche io ho la fortuna di non conoscere i vicini....

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    1. Be ma allora qualcosa di bello nel vivere a Roma c'è... XD

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  2. Io a Roma i miei vicini non li conosco, fatta eccezione per una coppia con cui devo dire si è instaurato un bel rapporto e con cui ci facciamo parecchi favori a vicenda (portare fuori i cani, innaffiare le piante, ecc).

    Per il resto, se ti consola, anche io mi "infastidisco" a parlare con chi mi fa troppe domande delle mie allergie...

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    1. Cenone di Natale, persona random mi chiede ad alta voce davanti a tutti se ho la diarrea. Queste si che sono le conversazioni che portano gioia...

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  3. Bello questo piano ambizioso alla "mignolo col prof" ;)
    Riguardo parenti e varie ... avrei preferito le domande sulla diarrea a quelle sulla laurea!
    Marika

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  4. Ah beh, ma da quelle sulla laurea io sono già passata al "quando trovi un lavoro?" "ma zia, io lavoro già, faccio la ricercatrice" "no, intento un lavoro VERO"

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