Post più popolari

venerdì 5 maggio 2017

Nevertheless, she persisted

Nel mio gruppo di ricerca siamo una ventina, la maggior parte sopra i quaranta, la maggior parte uomini tedeschi. E poi ci sono io, che sono l'unica donna al mondo con piu' di ventun anni a googlare "trucchi per sembrare piu' vecchia" e a sperare che il sole mi causi rughe perche' ho il perenne senso di inferiorita' di lavorare con persone che mi trattano come l'amica scema della figlia.

Tempo fa si dovevano approvare dei fondi per organizzare dei workshop. Questi workshop funzionano che un membro del gruppo decide un tema che gli interessa e invita una serie di esperti nell'ambito da diverse parti del mondo. Uno dei professori tedeschi di una certa eta' (che chiamiamo con affetto Hobbit) propone un workshop in cui ha invitato SOLO UOMINI. Certo, alcuni di questi non erano bianchi e altri non erano eterosessuali. Ma erano SOLO UOMINI.


E si, ci sono molti ambiti dove ad essere invitati sono SOLO UOMINI

In Germania per fortuna pero' tutti crediamo nella gender equality, si sta sempre attenti a scrivere negli annunci che incoraggiano le donne a partecipare e a non discriminare chi va in maternita' e cose cosi'. Una professoressa molto brava che fa parte del mio gruppo ha fatto notare con molta gentilezza la cosa all'Hobbit.

Questo ha risposto secco (o forse solo in Tedesco, che non e' la lingua piu' amichevole al mondo) "eh, ma nel settore ci sono solo uomini".

Ora, noi siamo un gruppo interdisciplinare in cui tutti vengono da discipline umanistiche o al massimo scienze sociali. Se vi siete mai fatti un giro in questo tipo di facolta' universitarie, saprete che sono frequentate in maggioranza da donne, quindi l'Hobbit ha detto una cazzata. 
Ma facciamo un passo indietro e chiediamoci perche' in certi settori ci siano tante donne. 

Secondo un mio collega femminista, e' perche' le donne sono spinte a fare professioni piu' "femminili" (per esempio, fanno lettere per fare le insegnanti), ma anche perche' hanno meno autostima e tendono a fare facolta' in cui lo studio prevale sull'intelligenza (le facolta' di lingue, per esempio, hanno piu' donne perche' richiedono soprattutto uno studio rigoroso di termini e regole, mentre filosofia, in cui tutti sono convinti che serva essere geniali, sono in maggioranza uomini).

Questa teoria non mi convince del tutto perche' e' un po' semplicistica, pero' la trovo interessante.
Sempre lo stesso collega mi ha fatto notare come i campi di studio e le professioni tendano ad essere percepiti come piu' prestigiosi quando c'e' una prevalenza di uomini.
Per esempio, la professione di infermiere era considerata molto piu' illustre quando la facevano gli uomini.
Al contrario le prime programmatrici erano donne (perche' i computer erano usati dalle segretarie) ma ora questa cosa non ce la ricordiamo perche' vogliamo convincerci che l'informatica l'abbiano inventata gli uomini (e pure perche' le donne nerd non piacciono a nessuno, no?)

A meno che non sia Barbie

Le facolta' umanistiche sono quindi prevalentemente femminili e, come causa e conseguenza, tendono ad essere considerate meno prestigiose, creare lavori pagati meno, ed essere chiamate "scienze delle merendine".


Quando pero' si arriva a livelli di istruzione superiori, come dottorati o postdoc, il numero delle donne diminuisce drasticamente e gli uomini emergono assumendo cariche importanti. 
E qui torniamo all'Hobbit: nonostante ad ogni conferenza a cui io sia andata nella mia breve carriera ci sia stato almeno un panel sulla gender equality, le universita' sono tra i luoghi in cui le donne fanno piu' fatica a fare carriera. 
Questo perche' la carriera accademica si basa soprattutto su pubblicazioni e conferenze, e una maternita' crea un imbarazzante buco sul curriculum. Inoltre, per quanto ci siano orari flessibili, la mancanza di contratti stabili e la necessita' di spostarsi spesso rende molto difficile farsi una famiglia quando si e' in eta' fertile (a meno che tu non rimanga fertile fino ai 57 anni). 

E, in ultimo, le professoresse tendono ad essere percepite in maniera piu' negativa rispetto alla controparte maschile: spesso vengono valutate con punteggi piu' bassi dagli studenti e vengono percepite come poco carismatiche dai colleghi che le escludono da conferenze e workshop. Tipo l'Hobbit che, in una disciplina in cui piu' o meno la meta' delle ricercatrici sono donne, reputa opportuno invitare SOLO UOMINI al suo workshop. 

Il mio gruppo di ricerca, incluso l'Hobbit e i suoi compari dai piedi pelosi, si riunisce ogni lunedi' per parlare di cose noiosissime e irrilevanti per scambiarci opinioni intellettuali su svariate tematiche. Dal momento che io sono la piu' giovane appena dottorata e non valgo una cippa sono una giovane volenterosa, spesso prendo appunti sulle discussioni. 

Mi sono accorta con un brivido che lo scorso lunedi', su DUE ORE di meeting, NESSUNA donna aveva detto nulla. Hobbit di varie forme ma tutti uomini avevano monopolizzato il discorso per due ore senza interruzioni, e le donne, che sono poco meno della meta' dei partecipanti, erano state zitte.

Alle due ore di meeting e' seguita una presentazione di altre due ore sull'architettura delle chiese armene nel secolo quinto, e giuro che sono davvero dispiaciuta di essermi persa questo affascinante argomento, ma ho smesso presto di seguirla. Perche' lo so che e' interessante scoprire le similitudini tra le porte armene e quelli islamiche, pero' qualcuno dovra' pure distruggere il patriarcato. Ho cosi' occupato le due ore con un problema piu' pressante: fare un'analisi testuale degli appunti di tutti i meeting precedenti per individuare dei pattern comunicativi. Ho scoperto che il mio gruppo di ricerca ha uno stile comunicativo spesso sbilanciato.

Le donne, infatti, tendono a mettersi meno in mostra degli uomini e a fare domande. Gli uomini, al contrario, dicono la loro opinione occupando piu' spazio e tempo.
Per esempio: collega fa un'interessante presentazione sulle pratiche funerarie in Cina nel duecento avanti Cristo.
Collega Donna: "Grazie mille per l'interessante presentazione. Mi interessano le statuette di bronzo di cui hai parlato: potresti dire di piu'?"
Collega Uomo (Hobbit): "Io mi occupo dei Cristiani in Svezia nel 1800 e delle pratiche di matrimonio, e ora ti raccontero' di tutta la mia ricerca in modo dettagliato per farti capire che tu sbagli" [e continua per i successivi 45 minuti]


Inoltre, gli uomini tendono a prendere la parola senza alzare la mano e ad interrompere le donne che, al contrario, sono piu' timorose a dire la loro. Quando una donna presenta, gli uomini sono visibilmente meno interessati di quando presenta un uomo, a volte anche facendosi apertamente i cavoli propri (e questa cosa gia' una volta l'ho fatta notare e credo che da allora abbiano salvato il mio nome in rubrica come "Rompicoglioni Italica").
Con il risultato che alla fine dei meetings si puo' sniffare il testosterone nell'aria e gli Hobbit si lanciano delle frecciate accademiche tra loro dimentichi del fatto che esistano altre persone al loro tavolo e che no, queste altre persone non sono costituite solo da tette. 

Ho riletto degli articoli dell'Harvard Business Review sulla comunicazione di gruppo che avevo fatto con i miei studenti (volevo mettere pure le citazioni ma questo post sta gia' diventando nerd abbastanza, se volete me lo dite e ve le scrivo) e ho scoperto delle possibili spiegazioni al perche' cio' accade.

Le donne fin da piccole sono abituate ad ascoltare piu' che parlare, tant'e' vero che le bambine spesso costruiscono l'amicizia sul condividere segreti ed esperienze. Allo stesso tempo, tendono a costituire gruppi in cui non spicchi nessun leader, e imparano presto a non mettersi in mostra. I maschi, al contrario, stanno in branchi in cui alcuni emergono come leader. In questi gruppi la cosa importante e' dimostrare di essere meglio degli altri, non assicurarsi che gli altri siano ascoltati.

E tendono a partecipare meno in classe per paura di sbagliare

Come risultato, spesso anche tra gli adulti si riproducono le stesse dinamiche. Le donne tendono a dire piu' spesso "scusa", e parlare di "noi" al posto di "io" per non prendersi tutto il merito individuale. Gli uomini al contrario assumono i meriti di decisioni e successi con piu' naturalezza e cercano di spiccare in modo individuale. Alcuni studi hanno dimostrato che in ambienti lavorativi le donne avevano delle idee molto buone, ma erano percepite dai colleghi maschi come poco brillanti o poco partecipative perche' erano meno aggressive.

Poi, le donne di solito non si vedono in ruoli di leadership, perche' questi vengono ancora spesso percepiti come maschili. E' una cosa inconscia, ma succede: per esempio, il mio SO (ovvero Significant Other, ovvero moroso) in una delle classi che insegna aveva chiesto di formare due gruppi e aveva chiesto di scegliere due leader. Immediatamente, erano stati decisi come leader gli unici due maschi bianchi della classe, che era composta quasi totalmente da donne.
(E, ve lo dico, niente e' piu' sexy di un uomo che si accorge di queste cose e vuole aumentare la gender equality tra gli studenti)

Allo stesso tempo, le donne tendono a parlare molto piu' degli uomini in ambienti informali e sono piu' brave quando devono collaborare. Ho pensato a me stessa e in effetti quando stavo in Colorado, dove facevo parte di gruppi di lavoro piu' piccoli ed informali, partecipavo molto piu' che ora, dove sono uno sperduto Elfo femmina in mezzo a Hobbit e Nani di sesso maschile che fanno molto pesare le gerarchie. 

Queste riflessioni mi hanno abbastanza scossa, perche' ovvio che bisogna pensare alla gender equality in termini di sanita', stipendi, maternita' etc etc, ma come cavolo e' possibile che questo succedesse sotto i miei occhi e io manco me ne sia mai accorta? Se vogliamo cambiare le cose non bisogna mettere le quote rosa, ma bisogna cambiare questa mentalita' per cui a me non lasciano neanche lo spazio per parlare nel mio lavoro e io interiorizzo il fatto di non avere possibilita' di spiccare. Ho quindi deciso di aggiungere questa voce alla mia to do list della settimana:


Poi mi sono accorta che era un po' volgare, perche' io non ci credo che le donne che si comportano bene non facciano la storia, e l'ho cambiato:


Il mio obiettivo per questi prossimi mesi sara' quindi quello di aumentare la gender equality nel mio dipartimento. Fermo restante che tutti i professori cinquantenni ameranno che l'ultima arrivata li cazzia perche' non danno spazio alle colleghe donne, credo sia importante iniziare proprio dai piccoli gesti per migliorare la nostra societa'.

E in generale, credo dovremmo essere tutte un po' piu' consapevoli. Alzare la mano. Intervenire. Parlare. Non essere zittite. Mai. 






15 commenti:

  1. Post bellissimo.. non riesco ad aggiungere altro!

    RispondiElimina
  2. Bravissima, Giupy!! insisti e persisti. Io onestamente non so se ce la farei. Voglio dire, situazioni smaccatamente maschiliste come quelle che stai vivendo mi farebbero infuriare, e quando sono arrabbiata non sono produttiva, le idee arrivano solo quando mi calmo. Hai tutto il mio supporto morale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari non ce la faccio neanche io eh, ma mi piace provarci...

      Elimina
  3. GRAZIE PIKO! Condivido perfettamente tutto quello che dici e quindi ti dico va, spacca tutto e vai tutto quello che puoi per riuscirci :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, e grazie soprattutto perché mi hai dato la giusta motivazione per portare avanti un progetto che stavo pian piano mollando per mancanza di persone con cui condividerlo.

      Elimina
    2. Che progetto e'? Sono curiosissima :)

      Elimina
  4. Ciao Giupy, è davvero un sollievo trovare qualcuno che la pensa come me! Mi interesserebbe dare un'occhiata agli studi che citi... trovo che il pregiudizio sia qualcosa di talmente pervasivo che anche le persone più abituate alla riflessione critica ne sono vittime molto più spesso di quanto immaginano. Io stessa mi rendo conto di non essere immune, purtroppo!
    marica

    RispondiElimina
  5. Credo nessuno ne sia immune, purtroppo... l'articolo da cui ho preso la maggior parte delle informazioni e' di Deborah Tannen e si chiama "The Power of Talk: Who Gets Heard and Why" dell'Harvard Business Review. Se mi dai una mail te lo spedisco Altrimenti c'e' un libro molto interessante che si chiama "Difference Matters" di Brenda Allen.

    RispondiElimina
  6. grazie, ho trovato l'articolo online. Davvero molto interessante

    RispondiElimina
  7. Ciao bellissimo articolo, sono pienamente d'accordo.
    Non so se l'hai già visto, ma c'è questo Ted talk che dice delle cose simili alle tue: https://www.ted.com/talks/sheryl_sandberg_why_we_have_too_few_women_leaders?language=en

    RispondiElimina
  8. Cara Giupi bella,
    per fortuna che ci sei tu che parli di queste cose!
    Io è da anni che noto determinate dinamiche nei gruppi di lavoro, ma pensavo dipendesse dal fattore culturale.
    Poi mi sono trasferita in Svezia, e mi sono detta: Ta dà! Adesso vedrai come prenderò a piene mani la gender equality! Eppure mi è capitato solo in Svezia che ad un colloquio di lavoro la preside (donna) alla fine, stringendomi la mano, mi dicesse: "Bene, domani ho un altro candidato da intervistare. Se ha le tue stesse identiche qualifiche prendo lui, perché sai, il mondo della scuola è un mondo troppo femminile e ci vogliono anche role-model maschili". Me ne andai perplessa, ma il giorno dopo mi offrì il posto di lavoro. Nei mesi che ho lavorato lì ho iniziato a rendermi conto che la cose non era culturale (preside sudafricana, corpo docenti di almeno venti nazionalità diverse tra cui Francia, Cile, USA, Australia, Iran, Pakistan, India, Svezia, Canada...) perché i ruoli di "potere" erano assegnati (dalla preside DONNA) soprattutto a uomini. Il caso più eclatante era il dipartimento di inglese: otto insegnanti di cui sette donne. Tutte con gli stessi titoli di studio, esperienze e feedback positivi. Posto di capo dipartimento assegnato all'unico uomo, che era - oltretutto- l'unico a non avere laurea specifica in insegnamento dell'inglese.
    Quindi no, mi sono resa conto che non basta la "nomea" di un Paese per trovarsi catapultati nell'uguaglianza. E credo che a te in Germania stia capitando la stessa cosa.
    (Più passo anni all'estero e più mi ritrovo a rivalutare l'Italia sotto questo punto di vista. Conosco molte donne in posti di prestigio e varie coppie in cui lei guadagna più di lui.)
    Per tornare a te, credo che tu abbia centrato il punto: per fare strada nell'ambiente accademico ci vogliono tanto tempo, tanta costanza e tanti soldi. Una donna in età fertile, se vuole farsi una famiglia ad un certo punto (almeno questo è stato per le ricercatrici che conosco io) deve essere onesta con se stessa e chiedersi chi glielo fa fare di rincorrere contratti instabili. Si rimbocca le maniche e si ricicla in altre carriere. Oppure decide di non mettere su famiglia e di lottare con gli Hobbit.
    Di conseguenza restano solo uomini e (ma magari sono solo quelli che ho conosciuto io) gli uomini che fanno ricerca spesso hanno una qualità spiccata: la costanza. Pochi sono brillanti o geni, molti sono solo costanti. Le persone "risolte" non hanno bisogno di sminuire il prossimo (sia esso uomo o donna), invece la risposta che il tuo capo Hobbit ha dato è proprio acida ("In questo settore ci sono solo uomini, gné gné gné"), tipica di chi non ha risolto i propri conflitti con l'altro sesso.
    In questo tipo di atmosfera, come potrebbero sentirsi accolte e motivate a prendere la parola le colleghe donne? Molto probabilmente penseranno di non volersi mettere nell'arena, quando ci sono i gladiatori e i leoni.
    Ma tu no. Non farti intimorire da queste cariatidi ancorate ai vecchi privilegi del mondo che fu. Tu sei lì, e vali quanto loro. Prendi la parola, chiedi di rispondere alla domanda, inchiodali. Magari anche le altre prendono spunto. E all'Hobbit Capo chiedi via mail di essere invitata ad ogni convegno, riunione, conferenza dove ti sembra che ci siano solo uomini. Dovesse risponderti di no, avrei sempre una prova di discriminazione per iscritto.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per questa bella risposta! Si hai centrato in pieno il punto: la Germania non e' necessariamente la terra dei sogni (oltretutto i miei colleghi spesso parlano della Svezia come un posto piu' avanzato, ma mi sa da quello che dici che c'e' qualche falla pure li). E l'accademia in genere tende ad essere un posto dove non bisogna avere figli (o meglio, dove non bisogna prendersi cura di loro) ed essere molto carismatici, quindi chiaramente spopolano gli Hobbit. Detto cio', in questo post sono stata molto negativa ma ho anche alcuni modelli di vita che sono professoresse molto apprezzate che hanno una famiglia e riescono a conciliare tutto. Sono poche, ma pian piano sconfiggerano gli Hobbit...

      Elimina
  9. Ciao!! Che amarezza sti uomini :-) ahahaha!

    RispondiElimina