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mercoledì 11 luglio 2018

Harry Potter e la confessione della mia nerditudine

*attenzione: contiene spoiler su Harry Potter*
*Mi rendo conto che lo spoiler alert sia inutile, perché essere arrivati nel 2018 senza aver mai avuto spoiler su Harry Potter è plausibile solo se vi hanno appena scongelato dopo vent'anni di ibernazione e state girando disperati cercando di far funzionare il Nokia 3310*

Vi confiderò un sogno segreto: quando avrò un posto fisso, sarò professoressa da qualche parte e a nessuno fregherà più quanto pubblico e se lo faccio su dei giornali famosi abbastanza, mi metterò a scrivere articoli su Harry Potter. Passerò ore ed ore ad analizzare tutti i libri e film (cosa che, del resto, faccio già) e sarò felicissima e molto nerd.

E se proprio non mi riuscirà di scrivere articoli su Harry Potter, potrei sempre andare ad Hogwarts ad insegnare Muggle Studies. 



Anche se ci vorrà del tempo per realizzare questo sogno, mi sono portata avanti e sono andata a vedere sia l'esibizione di Milano che a fare il tour a Londra
Ho fatto rigorosamente prima Milano che è un po' la versione sfigata di quella di Londra, così sapevo che non ci sarei rimasta male e mi sarebbero piaciute entrambe. In questo post parlerò di quello di Londra perché era più completo (e, diciamocelo, più figo)

E oltretutto l'ho fatta passare come una buona azione visto che ci sono andata con mia mamma, e non potevo certo farla andare da sola. Ed è anche stato un momento di bonding madre-figlia che voi che andate a fare shopping e fate i biscotti, vi dico, vi sognate. Non so che dicesse Freud, ma sicuramente per stare bene con il proprio genitore bisognerebbe farsi le foto assieme sulla motocicletta di Hagrid mettendosi nel sidecar come Harry.


Gli studios della Warner Bros a Londra stanno un po' fuori città, e ci si arriva con un treno. Purtroppo questo treno non parte da King's Cross e specificatamente non dal binario 9 e 3/4, che io ho cercato e fotografato per la prima volta nel 2011 e nessuno se lo filava, ed ora è diventato un'attrazione turistica dove la gente fa mezz'ora di coda per farsi fare una foto che costa DIECI pounds, e non è neanche animata come quelle del Daily Prophet. 


Per arrivare agli studios c'è un treno da Euston che dovrebbe metterci venti minuti. Invece è una menzogna scritta sul sito, credo, per scoraggiare i Babbani come noi che non sono in grado di usare una scopa. Così in realtà ce ne abbiamo messi 50 e siamo arrivate con la paura di non riuscire ad entrare in tempo, così in ansia che una giovane coppia ci ha fatto passare avanti per pietà.
Io spesso faccio incubi sull'arrivare in ritardo nei posti o non consegnare i lavori in tempo, ma giuro che nessun'ansia batte l'idea di non poter entrare negli studios di Harry Potter.


Inizia con un lungo corridoio con una serie di citazioni dai libri, e io iniziavo già ad emozionarmi li che erano letteralmente due paroline sui muri.


Poi si entra negli studios veri e propri, dopo aver atteso per un po' che tutto il gruppo di persone che hanno prenotato per una determinata ora entrino. Nel frattempo e' arrivata un'Inglese che sembrava Geri Halliwell con l'accento più inglese del mondo (per dare un'idea io ho vissuto quattro anni negli Stati Uniti ma a tratti non la capivo, nonostante mentissi per non far credere a mia madre che i soldi per la mia educazione siano tutti buttati). Geri ha iniziato a fare intrattenimento:

"Chi è un fan di Harry Potter qui?" (e la risposta poteva essere: chi è il grande campione del state the obvious?)
Moltissime mani si alzano
"Chi è un fan di Dobby l'Elfo?"
Molte mani si alzano, ma non la mia per cui la morte di Dobby è ancora argomento costante di psicoanalisi assieme a quella di Atrax e della mamma di Bambi. 
"Chi è un fan di Voldemort?"
Una mano si alza timida, e finalmente ho visto in faccia una di quelle persone che sicuramente passano tutto il tempo a trollare gli altri su Internet e ad insultare i Pachistani, perché non mi riesco ad immaginare nessun altro tipo umano che possa avere come personaggio preferito un Salvini senza naso che è riuscito a portare le leggi razziali pure nel mondo dei maghi.
Geri l'ha giustificato dicendo "Eh si, bisogna voler bene a Voldermort perché ha avuto un'infanzia difficile", che equivale un po' a dire "si ma i treni arrivavano in orario" o "però amava dipingere"

Oltre al Voldermort-boy c'era gente di tutti i tipi, compreso un addio al nubilato. Io normalmente disprezzo gli addii al nubilato, perché mi sembra svilente celebrare il fatto che una donna sia arrivata al matrimonio senza avere conoscenza dell'anatomia maschile e/o così vogliosa da sperimentare molteplici anatomie maschili da doversene mettere delle riproduzioni in faccia. Però in questo caso la sposa aveva una maglietta con scritto "From Muggle to Mrs" e le sue amiche "I solemnly swear I'm up to no good" che erano talmente belle che mi sposerei di nuovo se solo le mie amiche me lo facessero.

C'erano anche svariati bambini di cui non vedevo sinceramente l'utilità: oltre ad un paio dell'età giusta che giravano con i mantelli di Harry Potter e che non invidiavo giusto perché l'ho fatto anche io nella cerimonia del dottorato, molti erano troppo piccoli. Portare un duenne a vedere gli studios è un po' come ammettere di aver bisogno di una patetica scusa per essere adulto e amare Harry Potter, perché a quell'età dormono, non capiscono assolutamente nulla di Hogwarts e talvolta muoiono di paura nel vedere il Basilisco. 

 A quel punto si entra nella ricostruzione dell'atrio di Hogwarts con il calice di fuoco. Dal calice è uscito un nome che io ho afferrato saltando con un'agilità che in tre anni di pallavolo non ho mai mostrato, ma (e questo mi varrà il gesto bontà 2018) ho dato alla ragazza di fianco a me. Lei ci ha messo letteralmente un quarto d'ora per riuscire ad aprirlo facendo una bruttissima figura con tutti che la fissavano, per poi scoprire che c'era scritto *sorpresona* "Harry Potter"


Gli studios sono organizzati in una serie di sale con costumi ed oggetti di scena, e set ricostruiti.

C'è un'audioguida in molte lingue diverse che da un sacco di informazioni utili e contiene una serie di video che ammetto di non aver guardato, perché davanti avevo la stanza comune di Grifondoro, e Diagon Alley, la Foresta Proibita, il Ministero della Magia, e il treno per Hogwards e non dovevo perdermi neanche un briciolo della mia attenzione.

Ci sono molte cose interessanti non solo riguardo Harry Potter, ma anche in generale su film ed effetti speciali. Tra le cose curiose che ho imparato:

- Negli studios c'era una scuola per i 300 attori in età scolare compresi Harry, Ron ed Hermione e vorrei tantissimo tornare indietro nel tempo ed andarci ad insegnare

- Gli oggetti si scena sono stati costruiti o partendo da zero, oppure sulla base di oggetti esistenti. La spada di Grifondoro per esempio è stata presa ad un'asta e l'elsa rifatta. I libri di Silente invece sono vecchie guide del telefono ricoperte. 


- Tutti i quadri appesi ad Hogwards sono in realtà stati fatti da dei veri artisti, compreso uno di Minerva McGonagall da giovane fatto partendo da una foto reale dell'attrice. Lo stesso vale per le statue.



- Con mia grande delusione, ho scoperto che nessuno volava davvero. Le scene del Quidditch che sembrano così emozionanti sono state girate tutte con gli attori davanti allo sfondo verde che si davano da fare per sembrare sul punto di tirare un rigore ma in realtà erano pressoché fermi. 


- Il bus a tre piani nottetempo è stato fatto mettendo assieme tre bus veri, ed è funzionante. Per otto settimane, una notte a settimana, le strade di Londra sono state chiuse per girare le scene del nottetempo.


- I vari animali come cani, gatti e topi sono veri e c'era quindi una squadra di animal trainings. I gufi pare siano piuttosto difficili da addestrare (e infatti, non è che paiono furbissimi), ma dopo 6 mesi il gufo che fa Edvige è riuscita ad imparare a lasciar cadere la scopa sul tavolo di Harry nella sala da pranzo.

- Dopo anni passati a chiedermi perché Hagrid sia così grosso, ho finalmente avuto la mia risposta: lui usa sempre tavoli, sedie ed oggetti che sono molto piccoli, mentre gli altri attori vicino a lui usano oggetti molto grandi. Nella sua capanna viene fatto sembrare grande con un gioco di prospettive.

- Gli animali che non si riuscivano ad addestrare (tipo il ratto di Ron in alcune scene) erano sostituiti da dei robottini telecomandati, che però per qualche ragione sembrano veri e non come Alvin and the Chipmunks nell'omonimo film. E questa cosa vale anche per Hagrid stesso: quando non si poteva usare la prospettiva per farlo sembrare un gigante, usavano in realtà una testa robotica su un corpo molto più grande

-Alcune creature magiche sono recitate da esseri umani molto bassi, come i goblins e il Professor Flitwick. Oltretutto il goblin capo e il Professor Flitwick sono interpretati dalla stessa persona, che è anche il produttore (sospetto forse stia cercando di compensare il fatto di non essere stato scelto per fare Tyrion Lannister, e devo dire che ce la fa)

- Certe creature che (e giuro, anche questo è stato un duro colpo) non esistono, tipo ippogrifi e thestrals, sono state fatte anch'esse come robot.


- C'è un disegnatore che per lavoro ha disegnato più di cento draghi per il film e ora ho definitivamente scoperto il lavoro più bello del mondo, pure più del Professional Lego Builder


- Dopo essere passati per tutti i set e averci lasciato il cuore, si arriva al modello di Hogwarts, che occupa un'intera sala ed è stato costruito in sette mesi. Oltre ad essere ciò che mi farò a mia volta costruire nell'ipotesi probabile che i miei articoli su Harry Potter mi rendano ricca, è stato usato per fare le riprese: i personaggi e gli sfondi venivano aggiunti in computer grafica.


Se avete letto fin qui avete ormai una piena confessione della mia nerditudine, e sapete anche che se mai ci si trova in imbarazzante silenzio si può sempre parlare di Harry Potter. 

Ora si aspetta trepidanti il secondo film di Animali Fantastici. E ho qualche spoiler sulla trama: Voldemort ritorna nei panni di un ciccione e viene eletto Presidente degli Stati Uniti. Per assicurarsi di essere immortale si divide in tanti horcrux: Salvini, la Le Pen, Nigel Farage, e così via. Costruisce muri e fa dei ban contro i maghi che non sono purosangue al grido di MAMA (Make America Magic Again), ma Harry, Ron ed Hermione lo sconfiggono e nel mondo tutti celebrano gioia amore (pure Silente, che come sappiamo, è gay)

Ed è questo il motivo per cui mi piace Harry Potter: l'idea di un mondo magico in cui le persone più deboli e sfigate si riscattano e vincono da tanta speranza per tutti.
Con o senza draghi. 







venerdì 22 giugno 2018

Berna - dove nuotano gli orsi

Chi mi segue da un po' sa che nella mia vita precedente ero ossessionata dagli orsi. O meglio, erano loro a mettermisi davanti, visto che venivano volando nell'università dove studiavo.

Dopo essermi trasferita a Mordor credevo di essermi lasciata gli orsi alle spalle, ma ho scoperto di recente di sbagliarmi. Infatti un'amica mi ha detto un fatto soffia-mente (o qualunque sia la traduzione italiana di "mind blowing"): anche in Germania ci sono gli orsi.

Il nome "Berlino", infatti, viene da "Bär," cioè orso.
Trentadue anni di vita e due in Germania e solo ora capisco perché il simbolo di Berlino sia un orso. 

E non solo in Germania: anche Berna ha la stessa etimologia. Mi è stato detto che le persone che sono per prime giunte a Berna hanno deciso di chiamare la città con il nome del primo animale che avrebbero visto.

Il che è molto affascinante ma secondo me è una leggenda. Altrimenti Berna si sarebbe chiamata "Ratto," "Formica," o "Zanzara," perché diciamoci la verità, gli orsi non sono proprio gli animali più comuni.
E pure se davvero questi Svizzeri in erba avessero visto come prima cosa un orso, avrebbero scelto come nome "Merda Scappa"

E mi piace pensare quindi che sia il destino (in forma di una conferenza) ad avermi recentemente portato a Berna.

Dove, dopo una sera a cena con colleghi finlandesi incontrati alla conferenza per la prima volta, mi è stato chiesto se volessi andare a vedere gli orsi. 
Io ho riso pensando fosse una battuta. 
Poi mi sono accorta che erano tutti serissimi e ho chiesto "Ma qui? In mezzo alla città? Di sera?"
Si.



Gli orsi vivono su una sponda del fiume Aare che è stata recintata per loro e un po' mi è spiaciuto vederli in gabbia, anche se sono molto belli. In perfetto stile Riccioli D'Oro sono una famiglia di tre orsi, papà Finn (che si chiama così perché viene dalla Finlandia, e qui capiamo l'ossessione dei colleghi finlandesi), mamma Björk e orsetta Ursina. 

Berna mi è molto piaciuta, e non solo per gli orsi.

C'era caldo e molta gente in giro, che passeggiava, giocava a scacchi su scacchiere giganti messe per terra, e mangiava cioccolato (non è uno stereotipo, giuro, ce ne hanno dato anche alla conferenza).


Berna ha una vista bellissima sulle montagne e vari punti da cui si può ammirare, e le casettine con i tetti a punta sembrano un po' stile fiaba. Tipo la casa dei tre orsi di Riccioli d'Oro, per l'appunto.


Avrei voluto passare più tempo a parlare con gli autoctoni, ma non riuscivo a capire un fico smunto di quello che dicevano. Il che mi ha rattristata e fatto pensare che devo intensificare i miei corsi della Deutsche Welle: com'è possibile che dopo due anni di tedesco non riesca manco ad ordinarmi una Rivella? (che è una bevanda ricavata dal latte ma trasparente che, a ben pensarci, forse non dovrebbe ordinare nessuno).

Poi mi sono accorta che pure i miei colleghi Tedeschi parlavano in inglese perché apparentemente il tedesco svizzero è incomprensibile, e non sapevo bene se sentirmi sollevata o rattristata per il destino del genere umano. 

Un'attività degli abitanti di Berna (i Bernesi?) è quella di nuotare nel fiume Aare. Questo fiume è molto pulito perché scende diretto dalle Alpi ed è di un bellissimo colore azzurro intenso. 


Purtroppo, però, ha pure più o meno la stessa temperatura del vostro freezer quando tirate fuori i piselli surgelati per metterveli in testa dopo averla sbattuta, cosa che succede sovente nel nuotare nell'Aare dal momento che le correnti sono fortissime e ci si può solo far trascinare.

Così alla proposta di andare a nuotare io ho risposto "ahah, che idea di merda"
Le mie colleghe tedesche invece si sono esaltate e hanno deciso di andarci subito.

Qui devo fare una piccola digressione sui Tedeschi e il nuoto: qualche settimana fa ero in banca a Mordor con un giovane impiegato che mi ha tenuto due ore cercando di vendermi ogni possibile assicurazione e alla fine ne ho stipulata una sulla vita per cui se schiatto durante il mio pericoloso lavoro in cui sto letteralmente seduta tutto il giorno la mia famiglia prende diecimila euro. L'incontro è stato noiosissimo e c'era un secondo impiegato che mi osservava e basta. Visto che mi infastidiva gli ho chiesto di prendermi un caffé, e appena si è allontanato il giovane impiegato mi ha spiegato che si trattava del direttore della filiale che gli stava facendo un'evaluation.
Approfittando del fatto che io avessi mandato via il suo capo come un qualsiasi cameriere, l'impiegato si è messo a raccontarmi i cazzi suoi. In particolare che a lui non piace il Lago di Garda perché ci è andato in viaggio di nozze ma tutti guidavano male e nessuno faceva il bagno.
"Perché nessuno faceva il bagno?" ho chiesto io 
Mi ha spiegato che solo lui e altri Tedeschi nuotavano ma era molto freddo. Perché era APRILE.
Questo per dire che i Tedeschi raramente si fanno spaventare dalle avverse condizioni atmosferiche. Per dire, conosco pure quelli che fanno il bagno nel Baltico, e io sono li che mi bagno piano piano caviglie polsi e pancia a Cervia.

Tornando a Berna, ho deciso di accompagnare al fiume le mie spavalde amiche. Con una funicolare abbiamo raggiunto la parte più bassa della città, e da lì siamo andate in un parco con piscine all'aperto.
Il prato era così curato che sembrava una moquette e tutte le persone erano pulite, cordiali e silenziose. Ed era tutto gratis. Praticamente il miglior stereotipo sulla Svizzera diventato realtà.

Per nuotare nel fiume si lasciano i vestiti in un armadietto (o, nel caso delle mie amiche, direttamente a me) e si cammina un po' in costume e piedi nudi, e poi ci si butta in acqua. La corrente è così forte che ci si può solo lasciar trascinare, e ci sono dei punti con delle scalette a cui aggrapparsi per risalire. E' importante cercare di farlo dove si sono lasciati i vestiti.



Non ho idea di cosa succeda nel caso la corrente sia troppo forte e non si riesca a raggiungere le scalette. Forse a questo punto si incapperà in un orso, visto che anche Finn, Björk e Ursina pare nuotino nel fiume. 

E chissà cos'è meglio, incontrare gli orsi volanti o gli orsi nuotatori? 



giovedì 7 giugno 2018

Il Mondo in Miniatura


Ulla e Imke aggiungono uno shottino proveniente da una minuscola bottiglietta non identificata al loro calice di prosecco. Come in ogni viaggio in treno, si sono ben organizzate: sono state al supermercato a comprare il vino bianco frizzante, hanno preso i calici di plastica, e ora possono guardare le mucche della pianura tedesca fuori dal finestrino facendo la loro colazione. Sono le nove del mattino e il treno Deutsche Bahn è in ritardo, ma loro ridono allegre, aggiustandosi gli occhiali da presbiti sul naso e i capelli bianchi sulla nuca. Ulla di tanto in tanto sferruzza una sciarpa di lana rosa e blu sulla quale lavora da un po’.

Imke attacca bottone con un giovane che gli ricorda il nipote Wolfgang. E’ Italiano e si chiama Giorgio, e non parla molto bene il Tedesco. Imke però muore dalla voglia di sapere se ha visitato i posti in Germania da dove vengono lei e la sua famiglia allargata, e così prende a fargli delle domande:

“Sei mai stato a Meinz?”
“No” risponde lui
“Aachen? Köln? Tübingen? Trier? Dresden?”
“No” scuote la testa lui quasi sconsolato
“E dove sei stato?”
“Sono stato a Magonza, Aquisgrana, Colonia, Tubinga, Treviri e Dresda”
Imke non conosce nessuna di queste città, e per nascondere l’imbarazzo gli offre un po’ di prosecco che lui accetta esitante.

Arrivano ad Hamburg, che il giovane Giorgio si ostina a chiamare “Amburgo”.


Ulla e Imke potrebbero visitare la filarmonica oppure la piazza del municipio, ma vanno al MiniatureWunderland. Si portano dietro Giorgio. In parte perché il suo accento è molto simpatico, e in parte perché così possono spiegare in Tedesco all’addetto dei biglietti che l’unica ragione per cui spendono quindici euro per vedere dei trenini è quella di mostrarli al nuovo amico Italiano.

Invece, lo visitano perché è bellissimo. E' il più grande modellino di treni del mondo, quasi 1500 metri quadrati, con più di 10,000 vagoni, roba che se lo vedesse Sheldon Cooper piangerebbe di gioia. Ed è ovviamente un mondo di fantasia, perché i treni sono sempre in orario. 

E quasi si emozionano anche Ulla e Imke. Appena entrate nel primo dei quattro piani del Miniature Wunderland, le due signore si mettono a sciabattare di goia con le loro Birkenstock e sorpassare i bambini per vedere i modellini dei trenini. Ci sono plastici di Hamburg, della Germania, della Svizzera e dell’Italia. 


Mentre vanno da una sala all’altra le luci si affievoliscono e tornano ad accendersi in modo alternato, per simulare i momenti del giorno e della notte.



Ci sono le persone che festeggiano e che vanno ai concerti, che fanno venire ad Ulla ed Imke quasi voglia di cantare e ballare



Ci sono anche le mucche, come quelle che Imke ed Ulla hanno visto dal finestrino del treno. "Anche io ho visto una mucca viola!" sostiene Imke, ma non è sicura se sia la verità o il prosecco. 


I plastici sono fatti molto bene e sono molto accurati, ma ciò che piace di più ad Imke e Ulla è il senso del tragico che li accompagna. Insieme alle persone che ballano, e fanno il bagno, ci sono gli incidenti con le ambulanze, gli alberi caduti sugli edifici, gli incendi che divampano. 



Ulla si diverte a schiacciare i pulsanti che stanno alla base di ogni plastico, e cos’ facendo fa crollare il palazzo Cavalli - Franchetti a Venezia e provoca una slavina sulle Alpi Svizzere. Ridono molto tutti e tre, specialmente Ulle e Imke. 


Giorgio invece si emoziona a vedere Roma perché gli ricorda casa, e sogghigna chiedendosi se ci sia Francesco o no. 



Dopo aver molto riso e fatto molte foto ai trenini, Imke propone a Giorgio di andare a mangiare qualcosa di tipico di Hamburg.
Giorgio chiede: “Mangeremo un hamburger?”
Imke non capisce la battuta ma ride lo stesso, e dice: “no, mangeremo un wurst,” e nella sua mente già spera in un currywurst.

Mentre stanno uscendo per andare a vedere i fuochi sul lago, Ulla da un ultimo sguardo ai modellini di treno. Si mette a cercare di guardare dentro ai minuscoli treni per vedere i passeggeri. Si chiede se anche li ci siano due signore di una certa età, con addosso le Birkenstock che ridono bevendo bicchieri di prosecco, come si trovano sempre su ogni treno di Deutsche Bahn. E chissà se hanno delle miniature delle minuscole bottiglie di alcol che si portano sempre dietro.