Ovvero: Spiegazione
(seria) del perche’ lavorare e’ sbagliato con qualche pillola Marxista
Ho passato un po’ di anni ormai a frequentare accademici, e
basandomi sulla mia limitata esperienza ci sono due categorie: i Marxisti e i
post-Marxisti che comunque Marx lo rispettano un sacco.
Che qui vediamo ritratto da Wikipedia
Faccio questo preambolo perche’, visto che la mia vita
sentimentale era troppo piatta, si e’ deciso di prendere una casa a Bochum e una
a Trier (Treviri per il Belpaese), da cui moroso passa quotidianamente il
confine con il Granducato. E Trier e’ un posto che manda in brodo di giuggiole
sia i Marxisti che i post-Marxisti perche’ e’ nientepopodimeno che la citta’
natale di Carletto Marx.
Va quindi da se che io sia andata subito a visitare la casa
natale di Carletto. Questa casa e’ stata trasformata in museo anche se, a ben
vedere, lui ci e’ vissuto solamente fino al primo anno di vita (anche se
recenti studi dell’Universita’ di Stocavolo dimostrano che la coscienza
rivoluzionaria si sviluppa tra i tre e i sei mesi di vita, quando si impara ad
alzare il pugno). La casa-museo e’ ora un grazioso posto che racconta la storia
di Carletto ed attrae prevalentemente un pubblico cinese, cosa quantomai curiosa
se consideriamo che la sezione “Il Comunismo nel mondo” infanga la Cina
parlando di come il Comunismo sia ormai diventato bieco capitalismo.
La casa di Carletto
Carletto ha avuto una di quelle vite affascinanti ma
piuttosto dure al tempo stesso. Era uno studente brillante ma non gli e’
riuscito di diventare accademico, e cosi’ e’ diventato giornalista
rivoluzionario (il che e’ un tantinello ironico se consideramo che gli
accademici mo' si tatuano addosso i suoi scritti). Carletto e’, oggettivamente, un
pensatore geniale. Il motivo per cui tanti accademici lo citano e’ che dopo
averlo letto passa un po’ la voglia di un lavoro vero. Il succo e’ semplice:
quando noi produciamo qualcosa, quello e’ il nostro lavoro, e ci appartiene.
Nel momento pero’ in cui noi lo produciamo come dipendenti di altri il nostro
lavoro non e’ piu’ nostro, ma serve a produrre un plusvalore che va ad
arricchire il capitalista/borghese di turno nostro padrone.
C’e un esempio semplice che aveva usato una volta un
compagno di dottorato per spiegarlo: se tuo figlio fa un disegno e te lo
regala, quella e’ una forma di lavoro non-capitalista e non alienato, perche' la creazione appartiene
effettivamente a tuo figlio. Ma se tuo figlio va a lavorare da McDonald’s, ogni
ora fara’ trenta hamburger. Questi trenta hamburger non gli appartengono,
perche’ sono di proprieta’ di McDonald’s stesso. Il costo per cui questi trenta
hamburger sono venduti e’ di sessanta euro. Tuo figlio pero’ non guadagna
sessanta euro all’ora, ma dieci. Si trova quindi nella situazione paradossale
di produrre trenta hamburger all’ora pero’ di poterne comprare solamente
cinque. In tutto questo il datore di lavoro guadagna 50 euro del lavoro di tuo
figlio, sfruttandolo. Per questo motivo, tuo figlio e’ alienato e non e’ davvero padrone del
suo lavoro.
Qual e’ la soluzione a questo sistema perverso? Si chiese
Carletto. I proletari sono molti di piu’ dei borghesi, e quindi possono
tranquillamente unirsi contro la borghesia. In questo modo possono
riappropriarsi del loro lavoro ed esserne pienamente padroni.
Con questa idea in testa, Carletto scrisse che “Uno spettro
si aggira per l’Europa.” ("Ein Gespenst geht um in Europa") e – suspance! – si tratta proprio dello spettro del
Comunismo, come si legge nel “Manifesto del partito Comunista” che scrisse con
Engels
Il Poster del Manifesto del Partito Comunista con la facciona di Karl - e si, l'ho subito regalato ai miei genitori che l'hanno messo in salotto
Visto che Marx era un borghese ma non era sciocco, ha
aggiunto cosi’ fra le righe che OVVIAMENTE la rivoluzione del proletariato va
guidata almeno da un paio di borghesi, ma di quelli buoni, giusto per stare
sicuro. A parziale giustificazione di Carletto, lui era nato agiato e certo non
faceva il commesso al GS, ma non e’ che navigasse nell’oro. Scrivi scrivi
invece di lavorarle, e spesso dovette chiedere aiuto economico all’amico Engel.
Disegno trovato a Trier e che non capisco se sia stupido o adorabile
Succede di solito che se la tua attivita’ principale e’
cercare di sovvertire l’ordine sociale e mandare al macero la classe dirigente
che perderebbe tutti i suoi privilegi, sorprendentemente, i borghesi non ti
vogliano proprio tanto tanto bene. Cosi Carletto dovette scappare prima a Parigi e Bruxelles e poi a Londra con la famiglia.
Dal punto di vista privato, la vita di Carletto e’ stata
piuttosto dura. La moglie era spesso malata. Ha avuto sette figli, ma solo tre sono
arrivate all’eta’ adulta, e hanno continuato a seguire Marx e fargli da segretarie. Di queste, due si sono suicidate, una assieme al
marito.
Nel museo, pero’, spiegano pure qualcosa d’altro. Carletto
infatti aveva una relazione con la governante (e qui io mi sono infervorata:
COSA? Stai li a predicare la lotta del proletariato e poi hai una GOVERNANTE?
Oh ma lavateli tu i tuoi calzini). Da questa governante ha avuto un figlio che
non ha mai riconosciuto (e pure qui: COSA? Tutti sti discorsi sull’eguaglianza
sociale, e manco hai la decenza di mantenere l’uguaglianza tra i tuoi figli?).
Indignazione di Giupy a parte, non ho idea di chi sia questo fantomatico figlio
ma ne sono estremamente curiosa, perche’ e’ possibile che la’ fuori, benche’
con nome diverso, ci siamo degli eredi di Marx. Sarebbe ironico se fossero,
chesso’, i maggiori azionisti della Ford.
Marx mori’ a Londra senza mai vedere il successo delle sue
idee. E’ l’amico Engels (leggi: colui che fa tutto ma che nessuno si ricorda
manco per sbaglio) che mise assieme i suoi scritti, li pubblico’ e il diffuse.
Se non altro, c’e’ speranza che Carletto sia morto, quantomeno, fiducioso. Non
ha visto i gulag, non ha visto il muro di Berlino, non ha visto la Primavera di
Praga, non ha visto Putin e non ha visto l’elezione di Trump.
Ma, per quanto ormai il capitalismo trionfi e noi ci si sguazza (e diciamocelo, meglio cosi' per certi versi), non dimentichiamoci che la rivoluzione sta solo aspettando noi. O almeno e' quello che ho pensato nel votare per il referendum e poi pensare alle catastrofiche potenziali conseguenze del mio voto
E questa la metto perche' sono stata al concerto dei Modena City Ramblers e 99 Posse, per stare in tema.
(Nulla di questo post e' verificato e/o attendibile. Quindi, o studente che stai facendo una tesina su Marx, leggi Das Kapital e unisciti anche tu alla rivoluzione)
Divertentissimo articolo :D
RispondiEliminaAnche io ho votato e mi sto chiedendo se questo avrà conseguenze catastrofiche..
I salvadanai a forma di testa di Marx sono terrificanti.
Un abbraccio!
Dai, siamo tutti nella stessa situazione :)
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