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martedì 22 novembre 2016

Carletto Marx


Ovvero: Spiegazione (seria) del perche’ lavorare e’ sbagliato con qualche pillola Marxista

Ho passato un po’ di anni ormai a frequentare accademici, e basandomi sulla mia limitata esperienza ci sono due categorie: i Marxisti e i post-Marxisti che comunque Marx lo rispettano un sacco.

Che qui vediamo ritratto da Wikipedia


Faccio questo preambolo perche’, visto che la mia vita sentimentale era troppo piatta, si e’ deciso di prendere una casa a Bochum e una a Trier (Treviri per il Belpaese), da cui moroso passa quotidianamente il confine con il Granducato. E Trier e’ un posto che manda in brodo di giuggiole sia i Marxisti che i post-Marxisti perche’ e’ nientepopodimeno che la citta’ natale di Carletto Marx.

Va quindi da se che io sia andata subito a visitare la casa natale di Carletto. Questa casa e’ stata trasformata in museo anche se, a ben vedere, lui ci e’ vissuto solamente fino al primo anno di vita (anche se recenti studi dell’Universita’ di Stocavolo dimostrano che la coscienza rivoluzionaria si sviluppa tra i tre e i sei mesi di vita, quando si impara ad alzare il pugno). La casa-museo e’ ora un grazioso posto che racconta la storia di Carletto ed attrae prevalentemente un pubblico cinese, cosa quantomai curiosa se consideriamo che la sezione “Il Comunismo nel mondo” infanga la Cina parlando di come il Comunismo sia ormai diventato bieco capitalismo.


La casa di Carletto

Carletto ha avuto una di quelle vite affascinanti ma piuttosto dure al tempo stesso. Era uno studente brillante ma non gli e’ riuscito di diventare accademico, e cosi’ e’ diventato giornalista rivoluzionario (il che e’ un tantinello ironico se consideramo che gli accademici  mo' si tatuano addosso i suoi scritti). Carletto e’, oggettivamente, un pensatore geniale. Il motivo per cui tanti accademici lo citano e’ che dopo averlo letto passa un po’ la voglia di un lavoro vero. Il succo e’ semplice: quando noi produciamo qualcosa, quello e’ il nostro lavoro, e ci appartiene. Nel momento pero’ in cui noi lo produciamo come dipendenti di altri il nostro lavoro non e’ piu’ nostro, ma serve a produrre un plusvalore che va ad arricchire il capitalista/borghese di turno nostro padrone.

C’e un esempio semplice che aveva usato una volta un compagno di dottorato per spiegarlo: se tuo figlio fa un disegno e te lo regala, quella e’ una forma di lavoro non-capitalista e non alienato, perche' la creazione appartiene effettivamente a tuo figlio. Ma se tuo figlio va a lavorare da McDonald’s, ogni ora fara’ trenta hamburger. Questi trenta hamburger non gli appartengono, perche’ sono di proprieta’ di McDonald’s stesso. Il costo per cui questi trenta hamburger sono venduti e’ di sessanta euro. Tuo figlio pero’ non guadagna sessanta euro all’ora, ma dieci. Si trova quindi nella situazione paradossale di produrre trenta hamburger all’ora pero’ di poterne comprare solamente cinque. In tutto questo il datore di lavoro guadagna 50 euro del lavoro di tuo figlio, sfruttandolo. Per questo motivo, tuo figlio e’ alienato e non e’ davvero padrone del suo lavoro.

Qual e’ la soluzione a questo sistema perverso? Si chiese Carletto. I proletari sono molti di piu’ dei borghesi, e quindi possono tranquillamente unirsi contro la borghesia. In questo modo possono riappropriarsi del loro lavoro ed esserne pienamente padroni.

Con questa idea in testa, Carletto scrisse che “Uno spettro si aggira per l’Europa.” ("Ein Gespenst geht um in Europa") e – suspance! – si tratta proprio dello spettro del Comunismo, come si legge nel “Manifesto del partito Comunista” che scrisse con Engels

Il Poster del Manifesto del Partito Comunista con la facciona di Karl - e si, l'ho subito regalato ai miei genitori che l'hanno messo in salotto


Visto che Marx era un borghese ma non era sciocco, ha aggiunto cosi’ fra le righe che OVVIAMENTE la rivoluzione del proletariato va guidata almeno da un paio di borghesi, ma di quelli buoni, giusto per stare sicuro. A parziale giustificazione di Carletto, lui era nato agiato e certo non faceva il commesso al GS, ma non e’ che navigasse nell’oro. Scrivi scrivi invece di lavorarle, e spesso dovette chiedere aiuto economico all’amico Engel.


Disegno trovato a Trier e che non capisco se sia stupido o adorabile


Succede di solito che se la tua attivita’ principale e’ cercare di sovvertire l’ordine sociale e mandare al macero la classe dirigente che perderebbe tutti i suoi privilegi, sorprendentemente, i borghesi non ti vogliano proprio tanto tanto bene. Cosi Carletto dovette scappare prima a Parigi e Bruxelles e poi a Londra con la famiglia.

Dal punto di vista privato, la vita di Carletto e’ stata piuttosto dura. La moglie era spesso malata. Ha avuto sette figli, ma solo tre sono arrivate all’eta’ adulta, e hanno continuato a seguire Marx e fargli da segretarie. Di queste, due si sono suicidate, una assieme al marito. 

Nel museo, pero’, spiegano pure qualcosa d’altro. Carletto infatti aveva una relazione con la governante (e qui io mi sono infervorata: COSA? Stai li a predicare la lotta del proletariato e poi hai una GOVERNANTE? Oh ma lavateli tu i tuoi calzini). Da questa governante ha avuto un figlio che non ha mai riconosciuto (e pure qui: COSA? Tutti sti discorsi sull’eguaglianza sociale, e manco hai la decenza di mantenere l’uguaglianza tra i tuoi figli?). Indignazione di Giupy a parte, non ho idea di chi sia questo fantomatico figlio ma ne sono estremamente curiosa, perche’ e’ possibile che la’ fuori, benche’ con nome diverso, ci siamo degli eredi di Marx. Sarebbe ironico se fossero, chesso’, i maggiori azionisti della Ford.

Marx mori’ a Londra senza mai vedere il successo delle sue idee. E’ l’amico Engels (leggi: colui che fa tutto ma che nessuno si ricorda manco per sbaglio) che mise assieme i suoi scritti, li pubblico’ e il diffuse. Se non altro, c’e’ speranza che Carletto sia morto, quantomeno, fiducioso. Non ha visto i gulag, non ha visto il muro di Berlino, non ha visto la Primavera di Praga, non ha visto Putin e non ha visto l’elezione di Trump.


E non ha visto la sua faccia prestata al Capitalismo 

Ogni monetina che metti nella testa di Marx, lui nella sua tomba piange

Ma, per quanto ormai il capitalismo trionfi e noi ci si sguazza (e diciamocelo, meglio cosi' per certi versi), non dimentichiamoci che la rivoluzione sta solo aspettando noi. O almeno e' quello che ho pensato nel votare per il referendum e poi pensare alle catastrofiche potenziali conseguenze del mio voto


E questa la metto perche' sono stata al concerto dei Modena City Ramblers e 99 Posse, per stare in tema. 

(Nulla di questo post e' verificato e/o attendibile. Quindi, o studente che stai facendo una tesina su Marx, leggi Das Kapital e unisciti anche tu alla rivoluzione) 



2 commenti:

  1. Divertentissimo articolo :D
    Anche io ho votato e mi sto chiedendo se questo avrà conseguenze catastrofiche..
    I salvadanai a forma di testa di Marx sono terrificanti.
    Un abbraccio!

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