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venerdì 31 marzo 2017

Chiami il Salumiere - la Storia di Trenicrucchen

I miei amici e parenti Italiani praticano spesso l'hobby preferito del Belpaese, lamentarsi dell'Italia.
"Eh ma tu stai in Germania, dove tutto funziona! Non come qui!"

Purtroppo, questa affermazione e' vera in parte. Ci sono cose che funzionano, come le fabbriche di birra e la moda dei sandali con le calze, ma la maggior parte delle infrastrutture ti fanno venire voglia di cercare la proverbiale lametta di Donatella Rettore.

Prendiamo i Treni per esempio. Quanti anni ingenui ho passato a pensare che Trenitaja fosse il peggio del peggio, prima di attraversare le Alpi e scoprire che c'era tutto un mondo di degrado tristezza e degenero.

Zerocalcare sempre sia lodato


La compagnia ferroviaria tedesca si chiama Deutsche Bahn, ma noi per facilita' la chiameremo Trenicrucchen. Dal momento che io e il mio moroso amiamo le vite movimentate, stiamo in due citta' diverse e io il week end prendo il mio trenino per andare da lui. Grazie a Trenicrucchen io per fare 250 km (diciamo Milano-Venezia) devo fare DUE cambi e metterci dalle tre ore e mezza alle cinque ore su dei regionali che fermano pure a PisciatadiCane e CasadiDio. Questo non perche' io sia una crosta che non vuole pagare il FrecciaRossa (pardon, PfeilRot), ma proprio perche' questi treni sono l'unico mezzo disponibile. Purtroppo pero' i treni sono SEMPRE in categorico ritardo e, tranne una volta che ho preso tutte le coincidenze e ho segnato il giorno sull'agenda come quello in cui l'acqua di Lourdes bevuta da piccola ha finalmente fatto effetto, il viaggio si allunga facilmente a sei ore o piu'. 

In tutto questo, il biglietto costa come il rene che tengo ben in funzione per poter un giorno ipotecare e comprarmi un mulo con cui viaggiare piu' speditamente. Per dirvi, a Natale sono andata a Firenze con le mie amiche e tutte si lamentavano del prezzo del FrecciaRossa, mentre a me e' sembrato piu' economico di un giorno di saldi da HM.

Dal momento che Trenicrucchen costa cosi' tanto, ho deciso di farmi una carta sconto che si chiama BahnCard (ma che noi chiamaremo CrucchenCard) e che per ogni viaggio ti fa risparmiare dei soldi. L'ho presa su Internet nei giorni in cui non facevo neppure finta di studiare Tedesco e chiaramente non ci ho capito una mazza.
Cosi' ho preso una carta che durava tre mesi e basta.
Allo scadere dei tre mesi un controllore me l'ha ritirata con un discorso che suonava piu' o meno come "Non ti faccio la multa ma ti umilio in pubblico e ti terrorizzo con la mia parlantina tedesca".

Cosi' ho comprato una nuova carta su Internet, stavolta con durata di un anno.
(Inciso: non so che cosa abbia fatto di sbagliato, ma Trenicrucchen ha considerato che io avessi DUE carte e vuole che gli paghi 117 euro perche' due carte non si possono avere, ma questa e' un'altra storia che raccontero' forse in futuro)

Zerocalcare sempre sia lodato

La carta con durata di un anno viene spedita a casa per posta. Purtroppo io avevo ancora l'indirizzo vecchio nel mio account, cosi' ho comunicato il nuovo indirizzo per mail e mi hanno fatto pagare una penale di 15 euro, perche' i Tedeschi odiano se sbagli e ti devono punire.

Nonostante abbia pagato i 15 euro (sacrificando cosi' dai 3 ai 4 spritz), la mia CrucchenCard non e'mai arrivata. Ho mandato delle mail al servizio clienti, senza avere risposta. 

Su un treno, il pischello controllore mi ha chiesto la CrucchenCard e io, esprimendomi nel mio Tedesco di Tarzan, gli ho spiegato: "Io avere comprato CrucchenCard ma no avere ricevuto" e gli ho mostrato la prova del pagamento.
"Eh ma non va bene" ha detto il Pischello "Ci vuole proprio la CrucchenCard"
"Si ma qui c'e' scritto che l'ho comprata e pagata, vedi?"
"E ma io non so mica, non e' il mio lavoro".
Ora, io non ho detto nulla perche' il mio Tedesco e' un pochetto limitato, ma cio' che gli avrei detto se fossi stata fluente e': "Come non e' il tuo lavoro? Ma non stai a fare il controllore di TreniCrucchen? O sei un passante a random con il fetish delle divise dei ferrovieri?".
Ad ogni modo, Pischello mi ha fatto pagare 25 euro e mi ha detto di andare a baccagliare in stazione.

Zerocalcare sempre sia lodato


Cosi' sono andata in stazione e ho stentatamente spiegato la mia situazione all'omino panzuto.
"Eh ma non puoi viaggiare senza CrucchenCard!" ha detto lui
"Appunto, e' per questo che sono qui. Visto che l'ho pagata non potete darmela?"
"E no!" dice Omino Panzuto "Non e' il mio lavoro!"
Al che quello che avrei detto io e' "Non e' il tuo lavoro? Oh no scusa! Evidentemente dovevo andare dal salumiere ma mi sono sbagliata e ho pensato che venire in stazione fosse piu' utile!"
Ad ogni modo, Omino Panzuto mi ha dato un numero di telefono e mi ha detto di chiamare quello.

Cosi' io ho chiamato il numero e mi sono espressa nel peggio Tedesco maccheronico di sempre, cercando simultaneamente le parole sul Google Translator e facendo lo spelling del mio nome in un modo che ha fatto ridere tutta la gente seduta in treno intorno a me perche' sembravo uscita dal cinepanettone "Natale a Berlino". 
Dopo lo sforzo TITANICO di farmi capire, che francamente e' stato difficile piu' o meno quanto scrivere la mia tesi di specialistica in Scienze delle Religioni e altrettanto utile, la signora del centralino pronuncia le fatidiche parole "Eh, devi mandare una mail al servizio clienti".

Ora, per favore tornate su di tre paragrafi alla mia frase "Ho mandato delle mail al servizio clienti, senza avere risposta" e, insieme a me, mettetevi a cercare la lametta che al momento tanto vorrei per tagliarmi le vene. 

E lodiamo un po' pure Donatella


Lancio quindi qui un appello ai miei adorati lettori: nessuno di voi ha un mulo da regalarmi? In cambio vi do amore, gioia, e preservo quel barlume di salute mentale che mi permette di continuare a scrivere i post.
Grazie. 


martedì 21 marzo 2017

Io, il Giappone, e tutte le stranezze

Come dicevo nel mio ultimo post, il Giappone e' il mio posto preferito nel mondo. Ho passato dei momenti molto belli in Giappone, ne ho studiato la lingua e la cultura, e sono felicissima se ci posso tornare.
Pero' non ho nessuna intenzione di viverci. E sono MOLTO felice di non essere Giapponese, anche se questo mi avrebbe permesso di mangiare i KitKat al te' verde per tutta la vita.

E' un po' contraddittorio, tutto cio'? Abbastanza. Pero' il Giappone e' un posto peculiare e parlero' di alcune stranezze per spiegarmi meglio

Gli omini decorativi

Prendere il treno in Giappone e' bellissimo. La tabella dei ritardi non esiste (la mia amica Giapponese, infatti, si era stupita cosi' tanto quando ne ha vista una a Milano che l'ha fotografata). Il mio moroso si e' messo a cronometrarli nelle stazioni e sono SEMPRE puntuali al minuto. Si fermano esattamente dove dovrebbero fermarsi, sono ampi, spaziosi, e silenziosissimi. Racconterei di piu' dei miei viaggi in Shinkansen ma sono cosi' spaziosi e silenziosi che mi addormentavo appena salivo.

I treni sono correlati da tantissimi omini che lavorano in biglietteria. Sui binari. Sul treno stesso. Che mettono la testina fuori dal finestrino quando il treno parte tenendosi il cappello e rischiando il trauma cranico. Che ti pigiano nei vagoni con i loro guantini candidi quando arriva la metropolitana. Che ti fanno il biglietto se non lo sai fare tu. 
Il capotreno passa a SALUTARE, per dire.

E gli omini decorativi non stanno solo nelle ferrovie. Quando ci sono i lavori in corso, per esempio, c'e' un omino che ti segnala il fatto che ci sono dei lavori in corso. Ci sono omini che schiacciano i pulsanti dell'ascensore e che distribuiscono fazzoletti. A Kyoto davanti ad un tempio c'era un omino che ti diceva quando attraversare la strada, nonostante ci fosse il semaforo.
Mi hanno pure detto che ci sono omini che fanno la parte dei pedoni nelle piste dove la gente impara a guidare prima dell'esame della patente.

Questa politica del pieno impiego probabilmente porta a dei livelli di disoccupazione molto bassa. Suppongo che derivi anche dall'attenzione nipponica per la sicurezza e i servizi, che apprezzo molto.
Ma mi chiedo anche: quanta gioia c'e' nella vita di un omino che, per otto (o piu'?) ore al giorno sta fermo immobile nel ruolo di un cartello o di un semaforo?

Spiegazione del fatto che se usi il cellulare puoi spingere per sbaglio uomini ubriachi sotto i treni

Il riscaldamento

Il Giappone e' un posto molto tecnologico, come sapranno i piu' arguti di voi che hanno guardato Godzilla. La gente gia' nel 2003 aveva Internet sul cellulare e ci stava attaccata 24 ore al giorno, cosa che noi con i Nokia facevamo fatica a fare (a meno che non fossimo campioni di snake). Ci sono i treni piu' veloci, le metropolitane piu' fighe, le industrie che fanno qualsiasi cosa.

CI SONO I GABINETTI CHE TI FANNO IL BIDET AUTOMATICAMENTE E CON L'ASSE RISCALDATA
(Lo scrivo in grande perche' e' il piu' alto esempio della superiorita' nipponica su tutti gli altri popoli).

MA, non sanno fare dei riscaldamenti sensati.
Visto che Giupy e' sfigata, e' andata in Giappone in un periodo in cui faceva inusualmente freddo. Abbiamo preso degli appartamenti con Airbnb che erano fatti con carta stagnola e dido', presumibilmente perche' sono antisismici.
Quindi, non sono per nulla isolati.

Invece di mettere dei riscaldamenti sensati, le case hanno dei baracchini che producono sia aria calda che fredda (chiamati "Eacon" da "Air Conditioning") e che stanno normalmente sopra le finestre. Anche programmati per far uscire l'aria calda, questa si disperde del giro di un nanosecondo. E, in generale, non riscaldano piu' di dieci centimetri.

Calcolando che in bagno neanche c'erano, il posto piu' caldo era l'asse del gabinetto.
Non ho avuto cosi' freddo manco quando stavo in Colorado e c'erano meno venti gradi.

(In tutto cio', le strade hanno anche i fili dell'elettricita' a vista che fa molto anni 50 e mi chiedo perche' il popolo che costruisce supermegagrattacieli non puo' interrare i fili)

La Tokyo Tower

In centro a Tokyo c'e' una riproduzione della Tour Eiffel ma piu' alta e interamente arancione


Maid Cafe'

In quasi tutte le citta' esistono strip club, cinema porno, sexy shop e tutto quello che volete. In posti tipo Amsterdam o Bruxelles ci sono addirittura le vetrine con dentro le prostitute. Tutto questo potrebbe essere piu' o meno fastidioso a seconda dei principi morali e dell'opinione sulla dignita' della persona che si hanno.

Ma a Tokyo ci sono cose che personalmente trovo (per dirla all'Inglese) deeply disturbing 
Nel quartiere di Akihabara, famosa per i negozi di tecnologia e manga, ci sono dei posti chiamati Maid Cafe'. Non essendoci mai entrata non so esattamente cosa succeda, ma sono sponsorizzate da ragazzine vestite, appunto, da cameriere. Non sono particolarmente sexy, ma piuttosto piene di gadget infantili, carine nel senso giapponese (che e' il concetto di kawaii). Sembrano, piu' che altro, BAMBINE, ma attraggono uomini adulti dall'aspetto bavoso.

Chiaro che la mia e' una visione molto parziale e magari i Maid Cafe' sono posti bellissimi e molto salutari, ma amici giapponesi mi hanno raccontato che ogni posto e' famoso per diversi fetish. Mentre in generale le Maid fanno sempre delle velate allusioni sessuali e si mettono sostanzialmente a servire e riverire il cliente alla "sposati e sii sottomessa", in alcuni lo chiamano "fratello maggiore", o lo maltrattano, o si comportano come se fossero mogli.

In tutto cio' pare che ci siano pure distributori di biancheria usata e siti web dove si possono guardare ragazzine che dormono.

Autobus. Creepy

Cestini

Nel 1995 un leader religioso che pensava il mondo stesse finendo ha deciso che i Giapponesi erano troppi e ha fatto un attentato mettendo del gas sarin nei cestini della metropolitana di Tokyo.

Ora non ci sono piu' cestini.

MENO MALE non ha pensato di mettere il gas nei gabinetti.

Amicizia

Ho degli amici giapponesi che sono persone meravigliose e a cui tengo tantissimo. Sono pero' persone che spesso hanno vissuto all'estero e si sono un po' de-giapponesizzate, come io mi sono de-italianizzata sotto certi aspetti.
Poi non sono mai stata in un gruppo di amici composto solo da Giapponesi.

Un amico italiano che vive in Giappone da tanto mi raccontava che uscire con amici giapponesi non e' sempre cosi' facile. Con il fatto che sono un popolo molto organizzato, quest'amico racconta che per andare a bere una cosa la sera magari ci si accorda con DUE mesi di anticipo.

La sua teoria e' che se vai da un amico giapponese e gli dici "ci prendiamo una birra ORA?" lui ti dice di no giusto perche' e' una cosa troppo improvvisa, anche se in realta' non ha una ceppa da fare se non stare a casa a gelare di freddo mangiando il ramen in scatola.

Fuori da un ristorante. Ottima pubblicita'

Lavoro

I Giapponesi lavorano tanto. E non e' che lo dico io, ma lo dicono loro: tutte le persone che ho incontrato ad un certo punto si lamentavano del troppo lavoro. 
Ma non della serie "oh, ho finito alle sei e mezza", della serie "Il mio ragazzo non e' qui stasera perche' e' da un anno che non ha vacanze e lavora anche i week end, sette giorni su sette"

Dopo il lavoro e' implicito che si vada tutti a bere con colleghi e capo.
La mia amica che si e' sposata sa che se avra' dei figli non potra' piu' continuare. Ma non quel dilemma che abbiamo noi "Oh prendere un anno di maternita' mi impedira' di diventare manager?" ma quella logica da anni '50 della serie "Ok, lavora pure cara, ma quando avrai figli ciaone e lasciamo che gli uomini facciano il lavoro vero".

Certamente non e' sempre cosi' e non e' cosi' per tutti. Pero' ecco, diciamo che tutto cio' spiega un po' perche' sono felice di NON essere Giapponese nonostante il Giappone abbia inventato cose bellissime come Sailor Moon.

Giusto per rallegrare gli animi, vi lascero' invece con due racconti allegri
Il ristorante con in mezzo un gigantesco trenino
Il posto di delizioso sashimi dove un altro cliente che parlava un pochino di Italiano ci ha offerto il sake' piu' buono e pregiato che ci sia solo perche' i Giapponesi sono un popolo meraviglioso. 

Sashimi e trenini

martedì 14 marzo 2017

Il mio Grosso Grasso Matrimonio Nipponico

Sono stata ad un matrimonio in Giappone. Che uno dice, non e' proprio dietro l'angolo. Pero' il Giappone e' il mio posto preferito al mondo e il Giapponese e' la mia lingua preferita, si sposava la mia host sister di quando ho vissuto in Giappone e poi io cerco sempre scuse per viaggiare, quindi perche' no?

E poi, i matrimoni Giapponesi sono BELLISSIMI.

Ora, io non e' che sia proprio grande fan dei matrimoni. Pero' questo merita di essere descritto, perche' non credo sia un'esperienza molto comune.

Il matrimonio si celebrava in una chiesa. La mia amica e suo marito, entrambi giapponesi, non sono Cristiani.
E non intendo "non sono Cristiani" come voi che dopo la cresima in chiesa non ci siete mai andati manco per proteggervi dalla pioggia ma vi sposate davanti al prete ufficialmente per far piacere alla nonna ma in realta' perche' siete degli ipocriti a cui piace la location. No, non sono Cristiani nel senso che in casa hanno l'altare Shinto e di tanto in tanto vanno al tempio Buddhista.


(Micro inciso sulle religioni giapponesi MOLTO approssimativo (Yamatologi non abbiatene a male)- i Giapponesi in origine hanno lo Shinto che venera i kami che sono divinita' della natura ma pure degli antenati - se vi guardate Miyazaki imparate tutto cio' che serve sullo Shinto. Poi e' arrivato il Buddhismo da Cina e Corea e i Giapponesi hanno deciso di buon grado di integrarlo con lo shintoismo, cosi' ci sono i kami, i buddha, e un tot di divinita' a caso prese da altri Paesi asiatici tutti assieme appassionatamente. Poi sono arrivati i missionari cristiani, molti sono stati uccisi male ma qualcuno ha portato effettivamente il messaggio cristiano, che e' stato inglobato assieme allo Shinto e al Buddismo, per cui per esempio Maria e' assimilata al bodhisattva Kannon. Oggi i Giapponesi si dicono tutti atei, festeggiano Capodanno in templi Shinto, quando muore qualcuno fanno il funerale Buddista, e si sposano in chiese Cristiane).

Il matrimonio era celebrato in una chiesa che era stata costruita apposta per celebrare i matrimoni. Per prima cosa e' entrato il cerimoniante, un tizio che sembrava un giocatore di football Americano biondo vestito da prete. Poi sono arrivati gli sposi, con vestito bianco e abito elegante, accompagnati dalla musica di un secondo presumibilmente Americano biondo con addosso una sorta di tenda in vellutino rosso che suonava un finto organo accompagnato da altri compari vestiti uguali che cantavano.

Il Giocatore di Football non era un prete e la chiesa non era una chiesa. Il Giocatore di Football ha iniziato a fare quella che sembrava una messa in Giapponese con alcune frasi semplici e salienti in Inglese, con tanto di Amen e tutto il resto, ma non era DAVVERO una messa. Ha invitato gli sposi a prendersi la mano e unirli con un pezzo della stola che aveva addosso e poi gli ha fatto firmare dei documenti. Che pero' non erano davvero dei documenti, perche' i due erano gia' sposati in comune e il finto prete come forse avrete intuito, ha zero potere religioso e civile.
E' probabilmente un insegnante di Inglese part-time che nei week end impersona un prete.
Il mio idolo.

Siamo usciti dalla chiesa per lanciare petali di rosa (perche' il riso farebbe strano in Giappone, no?) seguendo le istruzioni di una sorta di presentatrice. Costei, armata di microfono, spiegava quello che andava fatto e come farlo, della serie "Ora andate a parlare con gli sposi", "Ora fate le foto", "Ora piangete di gioia" e cose cosi'. La Presentatrice ha anche uno stuolo di schiavi che servono ad assicurarsi che tutto vada bene: tengono il velo alla sposa, le sistemano i fiori nei capelli, mettono il microfono nei posti giusti, ma soprattutto stanno fermi immobili in modo abbastanza decorativo.


Siamo stati spostanti in una finta villa italiana di fianco alla chiesa che si chiamava "Villa Giulia" ed era adibita a sala da ricevimento per i matrimoni. E' iniziato il pranzo. Prima di mangiare, la Presentatrice ha fatto entrare il cuoco, che ha fatto un discorso raccontando quello che aveva cucinato, e tutti gli hanno fatto un applauso. 
Mentre mangiavamo l'antipasto, gli sposi hanno tagliato la torta, e per un attimo ho temuto di doverla mangiare tra il pesce e la carne. 

Invece no, la torta e' sparita. In compenso ci hanno dato della birra prodotta dalla compagnia per cui lavora la mia vita, fatta apposta in edizione "celebration" per le occasioni speciali. Il capo della mia amica, introdotto dalla Presentatrice, si e' alzato e ha fatto un discorso. Poi anche il capo del marito. Io ero li' ad immaginarmi il mio matrimonio e il mio capo che parla di me:
"Giupy e' riuscita a pubblicare un articolo su un giornale che ha un buon impact factor e ha organizzato un panel per una conferenza internazionale. Ah, e tra parentesi si sposa"

Sempre durante il pranzo, si e' alzato in piedi il nonno novantunenne della mia amica (che, per inciso, e' piu' vitale di me perche' i Giapponesi sono indistruttibili quanto i robottoni dei loro cartoni) e si e' messo a recitare e cantare un messaggio di auguri scritto da un suo vecchio professore, che e' stato stampato e donato agli ospiti. Cantava in stile giapponese, che all'orecchio occidentale e un po' becero nostro sembra uno che si schiarisce la gola.
Il testo era in kanbun kundoku 

(Micro inciso sul Giapponese classico MOLTO approssimativo, sempre da far rabbrividire gli Yamatologi: i Giapponesi fino all'ottavo secolo non avevano la scrittura, poi imbarazzati dalla cosa hanno deciso di prendere in prestito la scrittura piu' difficile del mondo, il Cinese. Hanno iniziato cosi' a scrivere in Cinese, ma a leggere in Giapponese, con risultati discutibili. Il kanbun kundoku e' quindi un Cinese un po' strano che si legge come fosse Giapponese e di cui io ho fatto una summer school per due settimane che ha avuto come effetto quello di farmi cambiare completamente ambito di studi).

Ad un certo punto, la sposa e' uscita, seguita dallo sposo che faceva il trenino su incitazione della Presentatrice, con stacchetti musicali dei Back Street Boys (che, sappiamo tutti, per il trenino non va bene affatto). Dopo un po' sono tornati con dei nuovi vestiti, la mia amica con una gonna a meringa rossa con su delle rose stile flamenco. Non ho capito esattamente da dove venisse e che tradizione volesse seguire, ma giuro che e' il vestito piu' bello che abbia mai visto e ora lo voglio indossare tutti i giorni (e voglio degli schiavi che mi tengano la gonna).

Poi, hanno fatto partire una slide show con delle foto degli sposi da bambini e degli sposi con amici e parenti. C'ero anche io e mi sono commossa, e non solo perche' sono egocentrica.
La Presentatrice ha fatto il giro dei tavoli e ha porto il microfono ad ospiti a caso che dicessero cose sugli sposi. Mi sono nascosta sotto la stampa della canzone in kanbun kundoku, e ne sono riemersa solo quando la Presentatrice ha detto di accendere le candele per fare atmosfera e poi spegnerle. 


A quel punto la Presentatrice annuncia la torta, che arriva a fettine composte su dei piatti. Ma non l'avevano gia' tagliata? No, perche' quella che hanno tagliato e' di plastica e serve solo per le foto, per questo l'hanno portata all'antipasto. Tanto nessuno la mangiava.

Poi sono partiti i discorsi dei genitori, delle zie in kimono (bellissimi anche loro, secondi solo al vestito rosso) e degli sposi.

Mi hanno fatto commuovere. E non lo dico in modo ironico come di solito dico le cose su questo blog. Il matrimonio e' stato bellissimo perche' era tutto finto, la chiesa, il prete, la torta. Era uno spettacolo fatto ad arte con la Presentatrice che ci diceva cosa fare con zero spontaneita'. Pero', per qualche ragione, ho trovato che fosse molto piu' vero di tanti altri matrimoni che sembrano veri e invece sono solo un tripudio di ipocrisia. Perche' loro ci credevano davvero. Non erano in chiesa perche' cosi' la famiglia e' contenta, non avevano il vestito bianco perche' lo vuole la tradizione, non si sposavano perche' e' ora di farlo (o forse in realta' si, pero' giuro, davano l'impressione di crederci tantissimo e di farlo solo per il sommo e supremo amore).

Alle due e mezza del pomeriggio, tre ore e mezza secche dall'inizio della cerimonia, la Presentatrice ha detto qualcosa in modo molto gentile, ma che suonava piu' o meno "Vabbe', mo sciacquatevi dal cazzo". Niente lancio del bouquet che, ad ogni modo, era finto. Credo che essere ad un matrimonio cosi' breve sia stata la mia parte preferita, assieme al fatto che ci hanno regalato delle ciotole, bacchette, e dolcetti giapponesi.

Io e moroso siamo usciti estasiati. Non sono una persona da matrimonio e sono sempre piuttosto convinta che non faccia per me, ma se cambio idea, giuro che trovo il modo di farlo cosi' in Giappone. Non potrei rinunciare ad essere sposata da un Giocatore di Football. 

(Le foto di questo post sono prese a caso da una rivista di matrimoni giapponesi che ho arraffato in stazione)


mercoledì 1 marzo 2017

C'era una volta...



Se seguite il mio blog regolarmente e leggete i miei post piu' femministi, sapete che tendenzialmente le fiabe non mi piacciono perche' non apprezzo le principesse che stanno a farsi salvare e a farsi baciare nel sonno.
(Che poi, Principe Filippo, mai sentito parlare di CONSENSO? Questa sta a dormire, che ne sai se ti vuole baciare?)

Oltre alla mancanza di femminismo, le fiabe in generale sono piuttosto cruente. E intendo non nella versione edulcorata con canzoncine e ratti della Disney, ma in quella originale. La Sirenetta che diventa spuma del mare. Rapunzel murata viva. Il cattivo riccone che alla fine viene eletto Presidente e costruisce un muro. Questo genere di cose.

Senza contare che apparentemente hanno anche un sacco di metafore sessuali che pero' non so se siano veritiere o meno (per quanto ora inizi a comprendere tutti quei vestiti da Carnevale da SluttyRedRidingHood e SexyCinderella)

Ovviamente, le fiabe erano cosi' perche' erano state create in un tempo in cui i bambini dovevano subito imparare che la vita era orrenda e che sarebbero potuti facilmente morire di colera, tisi, fame, assassinio, sparati dalla polizia, e cosi' via. Che serviva far pensare ai bambini che il mondo fosse bello? Meglio dargli subito una zappa e mandarli nei campi.
Dubito poi che all'epoca di fosse il magico bollino rosso degli anni '90.

Le fiabe  erano cosi' anche perche' nascevano in contesti dove la gente amava farsi pigliare bene. La Germania, per esempio. Come gia' scrissi, l'ideale storia della buonanotte dei Tedeschi e' quella in cui due bambini vengono abbandonati, rapiti da una strega cannibale, e poi la uccidono. Sweet, no?

Prendiamo per esempio la fiaba di Biancaneve. Non solo e' cruenta, con omicidi tra familiari e sette uomini che attirano e si tengono in casa una giovane donna (weird...), ma, apparentemente, e' pure basata su una storia vera. Non e' che i Tedeschi abbiano una strana immaginazione, e' proprio che la realta' crucca era cosi' (e la cosa che piu' mi sconvolge sono i nani nelle miniere, comunque). Il nome, Schneewittchen, non aiuta esattamente a percepire la melodiosita' della fiaba.



O prendiamo per esempio il caso del Principe Ranocchio, che noi tutti conosciamo come la storia di una principessa che bacia un rospo (il che fa schifo, ma pensateci: quei famosi rospi sudamericani che leccati producono reazioni stupefacenti, qualcuno dovra' pur averli baciati per scoprirlo, no?). La fiaba originale tedesca, pero', si disfa di ogni romanticismo, perche' il ranocchio viene lanciato contro il muro invece che baciato. Alla maniera teutonica: ti amo, ti spiaccico. 



Le fiabe, pero', in certi casi hanno anche delle versioni piu' simpatiche. In Albania, apparentemente, Biancaneve uccide la propria madre e poi va a vivere con QUARANTA DRAGHI.
Voglio dire, e io che mi sono ossessionata con Daenerys Targaryen perche' ne ha tre.


(Tutto cio' che ho scritto qui l'ho imparato in un seminario all'Universita'. L'argomento in relata' era Digital Humanities e le fiabe servivano solo come esempio, ma essendo l'unica cosa che mi ricordo, ed essendo che le mie capacita' informatiche rimangono scarsine, mi sembrava giusto almeno farci un post) 

(Disegni presi da un geniale post di Buzzfeed)